Regia di Ali Asgari, Alireza Khatami vedi scheda film
Adoro questi piccoli film “a strisce” con budget poco distante lo zero, la maestria di quegli autori che, solo con pochi volti dentro un’inquadratura fissa, una voce fuori campo a far da controparte, sanno costruire storie tanto minime quanto importanti; adoro questi duetti (tutte potenzialmente piccole pièces teatrali) e le adoro specialmente quando il filo che li lega è così solido, chiaro e preciso come in questo caso, e quando la dose di ironia utilizzata è perfettamente calibrata tra il gusto amaro e il paradossale di una comicità involontaria.
In modo particolare però, questo “Kafka a Teheran” (il titolo italiano,come al solito, lascia il tempo che trova: meglio quello internazionale “Terrestrial Verses” laddove per “terrestrial”, piuttosto che con “terrestre”, può essere inteso come “terreno”, “terricolo”, in altri termini: “umano”) è apprezzabile nel far emergere la fierezza, la tenacia (quella che oggi si ama definire “resilienza”), e insieme la garbatezza, la modestia e la pazienza di un popolo nobile ed antico. Apprezzabile come “la gente” iraniana riesce a resiste e a convivere con l’assurdità di chi la governa senza mai abbandonarsi ad una rabbia o a un rifiuto pur del tutto eventualmente comprensibili, ma al contrario come la profonda “intelligenza” di questa “gente”, da sola, riesce a neutralizzare (ridicolizzandolo) il Potere, ricorrendo al dialogo paziente, al ragionare ostinato, alla civile, inevitabile ricerca di un compromesso con fatica rincorso per ragioni di terrena sopravvivenza).
Come ciliegina sulla torta, nel finale i registi ci riservano un’inattesa, ultima inquadratura fissa. Magistralmente fotografata, l’immagine di quel “Regime” sino ad allora rimasto fuori campo dietro le quinte a snocciolare le sue insulse pretese, finalmente prende corpo: un volto inquietante, muto, mostruoso e stupido, accompagnato da un’agghiacciante “rumorosità” di sottofondo che si spegne lentamente in un infernale e buio terremoto un attimo prima che esploda il riff “grunge” sui titoli di coda, magma soffocato e ora finalmente libero di scorrere, come speriamo presto siano liberi di scorrere la vita e il pensiero nell’antica Persia.
Ottimo film cui non sono mancati molti riconoscimenti prestigiosi, tra i quali il primo premio a Cannes 2023 nella sezione “Un certain règard”.
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