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Conclave

Regia di Edward Berger vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su Conclave

di Andreotti_Ciro
7 stelle

Nel 2011 Nanni Moretti con il suo Habemus Papam (id.; 2011) cercò di mostrarci una versione estremamente personale di cosa potesse accadere a una Chiesa cattolica in bilico fra due Pontificati e alle prese con un conclave nel quale tutti i cardinali presenti si auguravano di non essere eletti.

 

A distanza di quasi tre lustri il cinquantacinquenne regista Edward Berger, gira la sua quinta pellicola basandola sul romanzo thriller omonimo firmato dall’autore Britannico Robert Harris. Donando a Ralph Finnies un ruolo centrale rispetto a uno degli eventi più noti, e al tempo stesso misteriosi, del mondo occidentale. Ovvero quello dei riti e della scelta di colui che sarà a capo dello stato più importante del mondo cattolico.

 

La pellicola è vissuta dagli spettatori nella medesima reclusione alla quale sono sottoposti gli oltre cento cardinali. Con la macchina da presa che si muove ispezionando incontri carbonari avvolti perennemente dalla penombra, trascorsi fra i meandri delle sale e dei cortili dello stato pontificio. Alternandoli a momenti conviviali e a speculazioni principalmente in essere fra Stanley Tucci, nel ruolo del Cardinale progressista Aldo Bellini e l’ottimo Finnies, in quello di Thomas Lawrence, cardinale vicino al Papa uscente, perché spinto dal medesimo desiderio di apertura nei confronti delle altre confessioni. Anch’egli, esattamente come Bellini, Papabile, ma anche combattuto dall’idea di diventare nuovo Pontefice: sia perché poco sicuro della propria fede, ma anche perché disilluso dall’ambiente Vaticano.

Vero distinguo, rispetto alla pellicola di Moretti, il taglio completamente drammatico dato dalla lotta ideologica fra differenti correnti di pensiero. È eccellente in tal senso la prova offerta da Sergio Castellitto nel ruolo del Cardinale Goffredo Tedesco, incline a una visione ortodossa della fede cristiana e per questo osteggiato con difficoltà da parte dell’ala cardinalizia più progressista.

Un thriller politico – religioso godibile seppur cerebrale. Candidato a otto statuette Oscar. Capace di vincere nella categoria miglior sceneggiatura non originale e nel quale il cast sa muoversi con maestria come un ingranaggio ben oleato.

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