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The Brutalist

Regia di Brady Corbet vedi scheda film

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La recensione su The Brutalist

di alexio350
8 stelle

 

Giunto negli Stati Uniti per sfuggire ai campi di concentramento e alle persecuzione razziali, l’architetto ungherese ed ebreo László Tóth (Adrien Brody) costretto a mantenersi con lavori umili, accetta di assecondare le ambizioni del ricco Harrison (Guy Pearce), il quale decide di affidargli la costruzione di un importante edificio religioso. Mentre viene raggiunto nel frattempo dalla moglie Erzsébet (Felicity Jones), costretta momentaneamente sulla sedia a rotelle, l’architetto affronta le difficoltà di un lavoro che si fa sempre più complicato, mentre il volto reale del suo committente si svela per quello che è. 

 

Con The Brutalist, il regista Brady Corbet propone il grande affresco di una esistenza, un film di tre ore e oltre che scorre via in un battibaleno, data la qualità sempre eccelsa della pellicola. I piani di lettura sono molteplici e si mischiano tra di loro alla perfezione. Da un punto di vista storico, il protagonista deve fare i conti con tutte le problematiche di un emigrato e, quindi, con il fatto di essere uno straniero in terra straniera: le sue capacità vengono ignorate in un luogo che non appartiene al suo vissuto. Ma, ancora di più, il film indaga il binomio arte e denaro, o meglio ancora arte e potere. Il facoltoso Harrison a parole ammira il talento di László e vuole sostenerlo, ma in realtà, forse animato da una inconfessabile gelosia, non perde occasione di umiliarlo anche pubblicamente, di mettersi al centro dell’attenzione e di schiacciarlo con la sua ingombrante figura. L’architetto, che sembra a tratti un uomo debole (essendo anche dipendente da droghe) sembra disposto a farsi sottomettere, pur di portare a termine il suo lavoro, in nome della sua arte. E il messaggio finale pronunciato dalla nipote “conta la destinazione, non il viaggio”, pronunciato durante una cerimonia in onore di László, andrebbe forse interpretato proprio in questa misura. La fotografia suggestiva, la cura dei dettagli, il tratteggio sfumato dei personaggi, e tanti altri elementi insieme rendono a sua volta The Brutalist una notevole opera d’arte, che ha permesso, tra l’altro, a Brody di aggiudicarsi il secondo Oscar come migliore attore protagonista. 

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