Regia di Farah Nabulsi vedi scheda film
The Teacher (2023): locandina
TFF 43 : FUORI CONCORSO
Basem (il sempre ottimo e credibile Saleh Bakri) è un motivato insegnante palestinese che si applica affinché i suoi studenti possano ricevere la miglior formazione possibile.
Diviso tra il ruolo istituzionale di educatore e il suo pericoloso ruolo segreto di parte attiva nella resistenza politica contro la prepotenza israeliana sui territori di Gaza, il professore si impegna con tutto se stesso a proteggere uno studente di nome Adam, il cui fratello è stato vittima di un colpo d'arma da fuoco sparato a bruciapelo da un confinante per futili motivi inerenti un terreno confinante. Vedovo ma ancora giovanile ed attraente, Basem inizia una relazione con una volontaria inglese, Lisa (Imogen Poots), e mentre viene coinvolto nella custodia di un giovane soldato israeliano rapito dai ribelli, verrà dapprima salvato in extremis da una mossa geniale del suo allievo.
The Teacher (2023): Imogen Poots, Saleh Bakri
The Teacher (2023): Saleh Bakri, Mohamed Abdel-Rahman
Un favore prezioso che il professore riuscirà ampiamente a ripagare nei confronti del suo alunno, lungo una storia concitata dai risvolti assai drammatici.
La regista palestinese Farah Nabulsi esordisce nel lungometraggio con un film di grande attualità e di grande presa empatica, che tuttavia agisce solo monodirezionalmente, rappresentando bontà e cattiveria solo come caratteristiche divise tra due popoli in modalità quasi matematica e senza eccezioni.
Basti pensare a come sono definiti, sfaccettati e sviluppati i protagonisti afflitti di Gaza, e completamente ridotti a cliché o completamente ignorati I personaggi israeliani. Come già avvenne affrontando il film drammatico molto apprezzato già a Venezia, La voce di Hind Rajab, si crea una evidente sperequazione tra i personaggi a seconda della provenienza.
The Teacher (2023): Mohamed Abdel-Rahman, Saleh Bakri
The Teacher (2023): Imogen Poots, Saleh Bakri
Ciò va detto, indipendentemente da ogni considerazione che vede comprensibilmente empatizzare a favore delle tribolate e martoriate popolazioni della Striscia.
Un episodio risulta emblematico riguardo a questa disparità di trattamento che nasce a priori: nel rappresentare la scena del rapimento del sudato israeliano, non ci si sofferma un attimo sulla figura del rapito, ripreso brevemente e mai di fronte, escludendo riprese che ne possano delineare lineamenti o caratteristiche che potrebbero creare sentimenti di compassione o similari.
Ci troviamo di fronte, ancora una volta, ad un cinema apprezzabile per saper contestualizzare episodi anche drammatici all'interno di un ben preciso contesto storico-politico, ma lo svolgimento della materia avviene attraverso punti di vista troppo di parte per riuscire a rendere i contesto storico più realistico e meno condizionato da prese di posizione, probabilmente, anzi sicuramente legittime, ma troppo condizionanti.
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