Regia di David Cronenberg vedi scheda film
"The Shrouds" prosegue, indefessamente, la riflessione epocale di Cronenberg sul corpo e sulle sue iterazioni esterne e interne. Questa volta, in un film dominato da un Vincent Cassel mai così bravo, il maestro canadese riflette, a modo suo, sulla morte del corpo, sulle ferite e la malattia, sul dominio dell'intelligenza artificiale e della tecnologia virtuale, queste ultime capaci di fare credere tutto e il contrario di tutto. Cassel è un imprenditore di "sudari elettronici", attraverso i quali, il cliente, può osservare, attraverso una app sul proprio smartphone, il procedimento di decomposizione del caro defunto, entrando virtualmente nella tomba con lui. Un'idea geniale che mi ha ricordato il Greenaway dello "Zoo Di Venere", 1985. La sua stessa moglie è sepolta in questo modo e partendo da lì, Cronenberg imbastisce un film torbido, come suo solito, denso e grave, ma che, purtroppo, non decolla mai. Tutto è misurato in una semioscurità patinata, fra rapporti carnali, cospirazioni cinesi, russe, presunte o reali e realtà che si ribaltano, fra il sogno e gli avatar. Ecco, quindi, che cadono i confini fra il reale e quello che non lo è, e in fondo anche fra la vita e la morte. Film affascinante, certamente unico, ma anche eccessivamente verboso e lento, che si fa fatica a reggere per tutte le due ore di durata. Forse è da lasciar decantare, ma mi sembra un'opera poco riuscita al netto dell'originalità e della riflessione che propone.
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