Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Dimmi come seppellisci i tuoi morti e ti dirò chi sei.
The Shrouds di David Cronenberg si innesta in un filone cinematografico che ha fatto della morte e della conseguente elaborazione del lutto un tema d'elezione. Forse uno dei grandi temi dell'umanità, come testimonia il recente Il regno del pianeta delle scimmie, ultimo capitolo di una saga che da sempre sfrutta l'immagine delle grandi scimmie per parlare di condizione umana. In entrambi, infatti, si tratteggia già dai primi minuti un interesse per l'antropologia della morte. Se Cronenberg si intrattiene con un'idea "futuribile ma non troppo", il film di Wes Ball configura un ritorno alle origini della civiltà. Ma è davvero cambiato qualcosa nei nostri riti? Possono esistere nuove pratiche?
Karsh, doppio del regista che ne ricalca le fattezze, è l'inventore di sudari high-tech capaci di monitorare (o sorvegliare?) in tempo reale la decomposizione del corpo dei propri cari, tutto a portata di app e schermi posti sulle lapidi. Nonché proprietario della GraveTech, l'azienda che sviluppa e gestisce questi cimiteri laici, simbolo di una società che ha fatto della scienza la propria confessione - come ironicamente sottolineano i personaggi. La possibilità di annullare la distanza fisica (e scopica) dal defunto sarebbe perciò la provocazione che Cronenberg porta avanti, squarciando il velo sacro del mistero della morte, se non fosse che il film fa spesso dell'ironia arma per disinnescare derive incentrate sul messaggio. Non importa ciò che il film vorrebbe dirci, perché ci si trova di fronte a una personalissima elaborazione di un lutto (non l'unico all'interno del film, se si conta il divorzio come suggerito) che ha le sembianze di un processo non ancora concluso. In questo senso, Megalopolis è probabilmente il parente più prossimo, vista la loro natura condivisa di film-strumento per elaborare il lutto del proprio regista.
Non è però fuori luogo ritornare ad Eyes Wide Shut per tirare i fili di alcune direzioni che The Shrouds segue. Il corpo di Becca, moglie di Karsh, è progressivamente mutilato dai medici per far fronte al linfoma che l'ha colpita. Queste parti perdute sembrano ricomporsi nello spazio, in forma di altre identità. L'immagine di lei si diffonde dalla psiche di lui - la vediamo viva solo nei suoi sogni-memorie - e invade altri corpi, fisici o digitali che siano. Così Diane Kruger non solo è l'attrice del doppio più immediato del film, le sorelle Terry e Becca, ma presta anche la voce all'assistente virtuale del protagonista, Hunny. Assumendo però che il concetto di doppio possa andare oltre le somiglianze immediate - come il fisico di Nicole Kidman si può rintracciare in quello delle altre donne di Eyes Wide Shut - possiamo estendere il discorso a ogni corpo verso cui è direzionato il desiderio sessuale di Karsh. Non è un caso che Terry faccia notare, durante un amplesso, che il suo seno è più grande di quello della sorella.
Si pensi a Soo-Min, la donna non vedente con cui Karsh intrattiene una relazione, per cui una menomazione sensoriale sostituisce quella fisica e progressiva del corpo di Becca. E proprio questa la porta a essere il controcampo più adatto all'ossessione scopica (e possessiva) del protagonista, che manipola l'immagine della moglie con la shroud-cam. Le entra dentro con lo zoom ("Newer resolution, deeper penetration", afferma), per rimarcare il possesso di quel corpo che ha perso. Anche se si rifiuta, più di una volta, di osservare la profanazione della sua sepoltura, se non attraverso il filtro di uno schermo che a questo punto diventa strumento ambivalente, capace di garantire distanza - anche emotiva - e non solo l'annullamento di essa. Allo stesso modo, il desiderio nei confronti di Hunny è presumibilmente confermato dalla repulsione di Karsh verso quello che è forse il più grande mistero del film - la trasfigurazione dell'avatar nel corpo nudo e mutilato di Becca, a cui solo il protagonista aveva avuto accesso fino a quel momento, nella sua psiche.
Cronenberg sembra suggerire che il desiderio è possibile fintantoché è presente uno scarto con l'oggetto originale.
The Shrouds - Segreti sepolti (2024): Diane Kruger, Vincent Cassel
Proliferano le linee narrative ma anche le relative castrazioni - la più potente affidata al finale. Abbondano i depistaggi, all'interno di una cornice che ricorda, appunto, quanto vissuto dal protagonista di Eyes Wide Shut. L'inner space si scontra con la realtà, la contamina e la distorce secondo una logica onirico-paranoide. Un'ispirazione, forse inconscia, richiamata però da una citazione quasi letterale pronunciata da Terry sul finale. I protagonisti raccontano e si convincono delle più disparate tesi del complotto: dai dottori che sfruttano il corpo di Becca per terapie sperimentali fino al desiderio attribuito a Cina e Russia di sfruttare la rete GraveTech come sistema di sorveglianza. Come sottolineava l'uomo decadente nel sogno dell'infermiera Forsythe in Shivers, tutto è sessuale. In The Shrouds, il panerotismo è totale: ogni impulso, ogni angoscia, ogni ricerca di senso, passa attraverso il sesso. E persino il complottismo – che oggi risponde alla nostra esigenza di trovare pattern, spiegazioni, ordine nel caos – diventa una forma di eccitazione. Il kink della nostra epoca. Così, di fronte all’impossibilità di comprendere davvero ciò che accade, non resta che rifugiarsi nei corpi. Nell’atto erotico, ancora una volta.
Cronenberg non è quindi interessato tanto a darci risposte sulla morte, quanto a esplorare la nostra risposta alla morte stessa. In un mondo dove il complottismo e il desiderio sessuale si fondono in una rete di ossessioni, The Shrouds è un’opera che indaga la difficoltà di lasciar andare il corpo, ma anche la psiche. La presenza del corpo morto, fisico o virtuale, è il luogo dove si gioca il dramma del lutto, un dramma che non si risolve mai completamente, ma che continua a consumarsi nel presente, nella perenne ricerca del possesso e della comprensione.
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