Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Pellicola complessa e per questo da visionare più volte. A colpo d'occhio non impressiona. David Cronenberg prosegue il suo discorso sul body horror e soprattutto sull'erotismo perverso alla Crash e sul legame sul corpo (approccio decisamente materialista). Fa tutto questo al servizio di una pellicola che rispecchia l'età avanzata del regista e la paura della morte. L'atto della separazione diviene un processo che si cerca di esorcizzare per il tramite dell'occhio vigile di una telecamera piazzata all'interno della bara per riprendere le evoluzioni del corpo all'interno della tomba. Quanto la vita continua a offrire è percepito solo come il riflesso di quanto ha tolto. Buona partenza su cui si innescano sottotrame drammatiche, spionistiche e infine thriller che alla fine stordiscono lo spettatore distogliendo l'attenzione dal tema principale. La paranoia e il delirio mentale, mitigati dall'onirismo, sono dietro alla porta. Ritmo è riflessivo, tutt'altro che commerciale.
Molti nudi femminili della Kruger (ancora in forma alle porte dei cinquant'anni) e diverse parentesi grottesche per un film non semplice da metabolizzare. Epilogo folle e malato. Non il miglior Cronenberg, ma particolare per il suo tentativo di fare filosofia esistenziale.
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