Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
Un epico, audace e profondo racconto che porta avanti la storia di Paul Atreides tra azione, filosofia e politica
Il viaggio dell’eroe, le deviazioni che deve affrontare lungo il suo percorso. Sembra lo schema classico di un qualsiasi racconto di formazione, ma Paul Atreides non é un protagonista come tutti gli altri…É un ragazzo costretto a diventare uomo troppo presto; da giovane figlio di un duca assassinato lo vediamo crescere prima nel ruolo di guerriero e poi in quello di guida (soprattutto spirituale) in una rivoluzione che darà il via a uno sconvolgimento nelle sfere del potere dell’intera galassia. ?Il primo film costituiva in pratica un prologo a questo secondo capitolo (l’inizio vero e proprio profetizzato dalla Fremen Chani alla fine del film del 2021) di cui costituiva un preliminare world-building. L’ultima parte del romanzo di Frank Herbert costituisce l’ossatura di questo lungometraggio dotato di più di una chiave di lettura. Da un lato si parla della debolezza e dell’instabilità di un potere centrale incapace di reggersi “sulle proprie gambe”, di una struttura feudale destinata ad alterarsi. Lo sfruttamento di un mondo lontano e dei nativi che lottano per liberarlo ha molte affinità con la storia contemporanea (dal genocidio degli indiani d’America fino ai conflitti in Medio Oriente).?“Dune-Parte II” è soprattutto un film sull’ideologia, sulla fede, sul voler o non voler credere (questo film vorrebbe anche creare una nuova fiducia dello spettatore nei confronti dell’immagine cinematografica e del suo contenuto). La religione é da sempre l’oppio (o, in questo caso, la spezia) dei popoli. Provoca tensioni, scismi, dissidi…Genera fondamentalismo…É uno strumento che genera speranza nei cuori più puri mentre per altri é un sinonimo di potere, di inno alla lotta, alla guerra santa e al fanatismo. É dunque estremamente manipolabile. Così come le persone che ci credono.?Analizzando Dune é peró la donna ad avere in mano il destino di tutti. In particolare é la congrega delle Bene Gesserit a manovrare i fili del destino di molti come fossero le Parche dell’antica Grecia. É dalla donna che scaturisce ogni fonte di vita. Linee genetiche da estirpare, altre da creare e preservare. Tutto fa parte di un piano più ampio e a lungo termine. É la Lady Jessica di Rebecca Ferguson a spianare la strada al culto del proprio figlio (insieme alla propria figlia/neonata Alia). Sono ancora le donne, testimoni silenziose degli avvenimenti, a custodire la memoria dei fatti compiuti (nel primo film era la Chani di Zendaya, nel secondo é invece la principessa Irulan di Florence Pugh). Sono loro a passare i propri doni agli uomini (Paul é un predestinato grazie alle visioni e ai sogni trasmessi da sua madre e sua sorella). Tutti sono peró vittime di un destino che hanno contribuito a creare. L’ascesa e la decadenza fanno parte di qualunque processo storico. Così come le risorse e le strutture che compongono una società. Viene in mente la prima legge di Lavoisier sulla conservazione della materia: “nulla si crea e nulla si distrugge. Tutto si trasforma”. L’acqua, fonte vitale preziosa per i Fremen di Stilgar, riempie la loro fossa sacra ed é formata dai liquidi estratti dai loro defunti. La stessa “acqua della vita” che conferisce una totale preveggenza a Paul, sua madre e sua sorella proviene dai sacri vermi delle sabbie. In pratica tutto si conserva e si riutilizza. Lo stesso Paul (conosciuto come Atreides, Usul, Muad’dib, Lisan al Gaib e Kwisatz Haderach) assume molti nomi, denominazioni e trasformazioni del suo essere adattandosi alle circostanze e alle situazioni che gli accadono. Ruoli, dinastie, linee di sangue, religioni, imperi, domini, societá. Nulla scompare veramente. Tutto si adatta al nuovo corso. Non c’é nessuna prendere parte a niente poiché di parti non ce ne sono. Tutto é mutevole come le dune del deserto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta