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Shelby Oaks – Il covo del male

Regia di Chris Stuckmann vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Shelby Oaks – Il covo del male

di John_Nada1975
3 stelle

Chris Stuckmann è uno di quei fenomeni che fanno miliardi su YouTube grazie alle visualizzazioni da milioni dei suoi video e quindi alle pubblicità, e inserzioni che vi guadagnano. Io non guardo youtuber ma so come vanno le cose dell"hype" e di ciò che boicotta o favorisce ogni motore di ricerca principale, e nemmeno sapevo nulla di questo "Shelby Oaks", fin da quando o ha iniziato a farselo finanziare tramite "crowfunding" come dicono adesso, donazioni e collette dei suoi sostenitori so diceva ieri, "fandom" o "followers", si dice adesso. Ho visto stò capolavoro annunciato dopo gli anni di gestazione e i peana pubblicitari chissà al solito, quanto veritieri ... Infatti una vera delusione, mi dispiace dirlo.
Qui bisogna tornare a un'altra premessa nel 2014 Stuckmann aveva realizzato un video intitolato "Il problema con i film horror di oggi", e un'ampia parte di quel video spiegava perché i jump scare sono così terribili e un espediente così scadente, soprattutto da quanto così abusati per gli ultimi 25 anni. Una citazione diretta da quel video è : "Il jump scare è la tattica più economica usata nei film horror di oggi". Tendo a essere d'accordo. Quindi uno auspicherebbe davvero che Stuckmann si impegnasse a evitarli del tutto nel suo film d'esordio. Purtroppo non l'ha fatto o potuto fare. Non ce ne sono molti, ma ci sono e non sono ben fatti. Ne usa persino uno durante un filmato ritrovato ovvero "found footage" come dicono sempre oggi, il che per lui era assolutamente vietato.
Il film è poi terribilmente goffo. Non posso non citare la sequenza ridicola della perlustrazione notturna da parte della protagonista, all'abbandono e completamente buio, spettrale carcere di massima sicurezza di cui il titolo, e centrale per lo sviluppo degli ultimi 20'. Praticamente la tizia, sorella maggiore e come detto protagonista, vi entra con il suo vecchio pickup proprio come nulla fosse nottetempo(le notti del cinema dalle colorimetrie digitali in cui si deve vedere tutto desaturato, con effetti quasi meno realistici dei vecchi effetto notte ottici, quando mal fatti) nel piazzale principale d'ingresso, e poi rompendo un vetro con una torcia, vi penetra all'interno fino ai bracci delle celle, e in particolare a quella che stava cercando. Sappiamo tutti come sia facile penetrare in un penitenziario seppure abbandonato rompendo un vetro da cucina nella fattoria di Nonna Papera, e io ne ho uno molto vicino, quello nel famoso paese di SanGimignano da dove fu fatto evadere nel 1981 Gianni Guido, chiuso e dismesso nel 1989, tutt'ora impenetrabile e sorvegliato, e come tutti i penitenziari con vetri blindati spessi vari cm., mura altre 6 metri, torrite in cemento armato e invalicabili. Adesso, descritta credo bene questa stronzata a fini narrativi ma troppo grossa come una casa, iniziamo dal "mockumentary"(finto documentario, per chi ancora parla l'italiano) con cui il film si presenta e poi improvvisamente non è più. La storia non ha proprio un focus preciso e si dipana da tutte le parti con dei cani infernali terribili che fanno ben rimpiangere i vecchi rottweiler di "Dracula contro Zombi" (Zoltan, hound of Dracula) (1978), un vecchio b-movie di Albert Band(CGI? - almeno sembrano fatti interamente in CGI, però a quanto mi sembra esistono ancora i cani veri), e che vengono guidati attraverso varie azioni malvagie per il film. La sequenza finale è bizzarra e debitrice oltre che ovviamente di un talmente famoso da non citare, film di Richard Donner, pure di un vecchio episodio di Joe Dante per "Ai Confini della realtà" (The Twilight Zone) anni '80, e non mi ha convinto quasi per nulla. Sembrando voler improvvisamente cercare di stipare dieci film in uno.
Dovrebbe essere a basso budget, quindi la recitazione non è che sia chissà cosa in molti casi. Per fortuna l'attrice protagonista Camille Sullivan è brava. Fa del suo meglio per reggere il film e renderlo guardabile.
Questo, però, non funziona ugualmente. Non è mai davvero spaventoso o interessante come ad esempio "Oddity" per restare in titoli recenti. Il mistero non cattura veramente mai, e ci sono molte scelte che inducono solo al raccapriccio ma riprese mai nel dettaglio o insistite, tenute da vicino, per non incorrere nella Restricted "R", almeno se non esiste anche una prossima versione "Uncut" o "R/Not Rated" . È un film d'esordio, quindi c'è tutto il tempo per imparare e crescere, questa è l'unica buona notizia.
Però si poteva trovar di meglio che una premessa simile a quella di un qualsiasi film horror che si trovano sulle app come Tubi: una donna che scompare mentre indaga con una troupe di "tuber" sul paranormale, e sua sorella che cerca di ritrovarla. È una premessa davvero estremamente basilare, scontata e poco originale, per un horror.
Ci sono altri difetti strutturali che vi potrei elencare: il primo, che potrebbe essere il più evidente, è che l'attrice protagonista è decisamente troppo più in là della sorella per il ruolo; sembra più una madre angosciata che una sorella. Lei e la sorella scomparsa Riley non si assomigliano per niente. Non passano per sorelle.
Inoltre, il film ha come ho scritto una costruzione goffa. Inizia in stile finto documentario, da quasi 30 anni in voga. Poi, quando la protagonista Mia esce fuori alla ricerca della sorella scomparsa, la prospettiva documentario/"found-footage" scompare completamente. Questo salto di presentazione, dal "found-footage" al convenzionale, è semplicemente bizzarro e sconcertante incredibile che a molti sia parso da elogiare; e non si capisce quale sia il punto. Il film avrebbe invece potuto essere facilmente realizzato in uno, o nell'altro modo. Avrebbe potuto essere raccontato come un "found-footage" completo o come un film convenzionale.
Alcuni dettagli della trama non funzionano. La ragazza era scomparsa da 12 anni e, nonostante tutto il lavoro della polizia e la pubblicità, nessun altro riusciva a individuare i dettagli che Mia nota quando guardacaso vede e oltretutto sconvolta ancora con gli schizzi di sangue in faccia, di un tizio sconosciuto che si è fatto esplodere le cervella sulla soglia della casa di lei, i vecchi video di sua sorella... il personaggio di Mia ha un marito che non ha alcuno scopo nel film se non far apparire i personaggi maschili come al solito dei pazzi assassini, indecisi imbelli e idioti, totalmente superflui e inutili(in realtà, penso che avrebbero dovuto eliminare completamente a questo punto il suo personaggio, per dare l'idea che Mia non avesse altro che sua sorella, ma almeno per una volta non ci sono protagoniste con annessa moglie o fidanzata)... quando Mia esce nel bosco alla ricerca di sua sorella, molto stranamente esce da sola. Che fine ha fatto la troupe del documentario? Il fatto che Mia sia sola la costringe a vagare in silenzio e a prendersi rischi troppi inverosimili, il che diventa una vera forzatura. Avere qualcuno con cui parlare avrebbe potuto anche rendere queste scene un po' più vivaci. Infatti anche il ragazzo che ha preso l'audio italiano per il mux che si trova in rete a 1440p, come bene si sente lungo i titoli di coda(ben dieci minuti da 80' scarsi ai finali 91', nemmeno fosse un filmone di Nolan), si è talmente addormentato che deve essere svegliato da si presume il personale settentrionale della sala o multisala in più di una volta per vari minuti. Tanto che una voce femminile gli chiede divertita una volta risveglio dal l'apparente coma, "Era bello il film èh?" il finale del film è migliore del resto ma come dico sopra, ancora insoddisfacente.
L'unica nota positiva è che alcune scene sono visivamente ben realizzate, e ce n'è persino una davvero inquietante che coinvolge un album fotografico. Ma non bastano a compensare le numerose mancanze del film.

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