Regia di Andrew Traucki vedi scheda film
In vacanza per qualche immersione in Australia, quattro amiche si ritrovano ben presto oggetto dell’attenzione di uno squalo. Una di loro, che ha perso tragicamente una sorella (assassinata per annegamento) rivive costantemente quell’episodio, con conseguenze anche sulla situazione d’emergenza. Siamo nel più classico dei B-movies, con attrici reclutate al risparmio e una trama microscopica che sembra dare più spazio alla sorellanza che all’aspetto thriller. Per non parlare dei dialoghi, tutti un “Oh mio Dio!”, “Andrà tutto bene” e “cazzo!”. Eppure, il film riesce a creare la giusta tensione e, pur perdendosi nel mare magno dei suoi simili, ha il merito di mostrare degli squali autentici. L’idea dello squalo come proiezione delle paure interiori della protagonista vorrebbe aggiungere uno strato metaforico, ma resta abbozzata, con flashback tagliati in fretta e furia che più che inquietare finiscono per stancare. Il regista Andrew Traucki, che qui ricicla sostanzialmente lo schema del suo The Reef del 2010, si affida a una serie di sobbalzi sonori e inquadrature ansiose, spesso ripetitive. La suspense, quando funziona, nasce più dall’attesa di un’improvvisa pinna in superficie che da una reale costruzione narrativa. Certo, qualche momento riesce a stringere lo stomaco – soprattutto quando i bambini ignari giocano sulla riva e le protagoniste devono darsi da fare per salvarli – ma nel complesso l’impressione è quella di un’occasione mancata: un film che, pur tentando di surfare sull’onda di Jaws, finisce per rimanere incagliato tra luoghi comuni e acque poco profonde.
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