Regia di Barry Jenkins vedi scheda film
Sicuramente meglio dell'insulto cagato da Favreau nel 2019: gli animali hanno finalmente espressività facciale, ci si sforza di costruire una nuova storia e qualche spunto che poteva essere interessante c'è. Per contro, però, si tratta sempre di una gigantesca operazione commerciale in cui ogni cosa che poteva essere buona è banalizzata. Mediocre
Nel 2020 viene annunciato, dopo il successo commerciale del remake in finta live action di The Lion King, un prequel focalizzato su Mufasa: scritto ancora da Jeff Nathanson, alla regia abbiamo Barry Jenkins, cineasta indipendente al suo primo blockbuster: uscito in sala nel 2024, Mufasa: The Lion King incassa meno rispetto al predecessore ma comunque molto e viene accolto in in maniera ambivalente dalla critica ma con diverse voci che lo considerano un miglioramento rispetto al film di Favreau, venendo molto apprezzato da Robert Eggers.
Non nutrivo grosse aspettative ma non pensavo potesse essere peggio dell'insulto concettuale del 2019 che, direi ora, fa di The Lion King quel che Snyder ha fatto di Shichinin-no samurai con Rebel Moon, ovvero trasformare in merda qualcosa di ottimo se non addirittura un capolavoro, con l'aggravante di copincollare la trama originale ma in maniera molto più spenta e priva di genuina creatività, anche nei (pochi) cambiamenti (in questo si avvicinava a un'altra operazione snyderiana, ovvero l'adattamento del Capolavoro di Moore Watchmen). Tornando al film di Jenkins, la mia flebile speranza in qualcosa di non totalmente irritante è stata rafforzata quando, dai trailer, vidi l'inserimento di espressioni facciali per gli animali (quanto odiai chi giustificava l'inespressività animale nel "film" di Favreau citando il realismo, come se fosse realistico vedere dei leoni parlare e cantare). La visione del film ha confermato il passo avanti: oltre a rendere più coinvolgente la storia grazie alle espressioni facciali dei personaggi, lo sforzo di raccontare qualcosa di nuovo è decisamente molto più apprezzabile della copia carbone del remake del 2019, la costruzione del dramma fraterno che si consuma tra Mufasa e Taka/Scar (non metto spoiler perché, dio cristo, è chiaro che Taka è Scar) ha un vago potenziale tragico e qualche spunto contenutistico, come l'idea di famiglia sganciata dai legami di sangue, l'emarginazione come scintilla per l'odio o la necessità di unirsi per lottare contro gli autoritarismi e lo sfruttamento sono interessanti.
Detto ciò va specificato che, per quanto più interessante della fotocopia sbiadita fatta da Favreau per incassare qualche soldone facile, Mufasa: The Lion King resta robetta mediocre e una gigantesca operazione di incasso facile. Inoltre, tutti gli elementi "positivi" da me sopra elencati, in particolare gli spunti narrativi e tematici, sono in buona parte rovinati da un trattamento semplicistico, da elementi ironici fuori luogo (gli intermezzi con Timon e Pumbaa fanno girare non poco le scatole), cringiate, cliché a profusione e una struttura da musical sorretta da canzoni non particolarmente buone, con un misto di imbarazzo e macabro divertimento ai danni del povero Mads Mikkelsen "costretto" a cantare l'immancabile villain song.
Insomma, men che mediocre, ma almeno non mi ha fatto incazzare come quella cagata allucinante sganciata da Favreau nel 2019.
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