Regia di Lorenzo Artale vedi scheda film
Gianni ha un evidente e irrisolto complesso edipico; visceralmente legato alla madre, non riesce a lasciarsi andare nelle relazioni con le donne. Almeno finché conosce Lola, che esercita il mestiere più antico del mondo e, pur sposatasi con Gianni, non rinuncia a sedurre uomini a destra e a manca. Incluso Paolo, fratello del marito: tragedia in arrivo.
La fragilità della struttura narrativa di questo film è esemplare, ma la si potrebbe definire serenamente un'opera più ingenua che frivola, più sbrigativa che malfatta. Nel senso che Lorenzo Artale, il regista e sceneggiatore (partendo da un soggetto della protagonista Aiché nana), lavora con un budget palesemente ridottissimo e fa di necessità virtù, non mancando senza dubbio di impegno e di buona volontà; l'idea di partenza della pellicola è però fin troppo scoperta e limitata (e limitante), per cui Edipeon si sviluppa in maniera piuttosto banale, con scene madri non particolarmente impressionanti e ampiamente telefonate, per proporre in fin dei conti una morale alquanto modesta che va a criticare vizi e virtù, più i primi che le seconde, dell'uomo contemporaneo. Già la completa accettazione, da parte del protagonista, del complesso edipico di cui soffre, lascia intuire che qualcosa non torni nel film; proseguendo nella visione arriveranno i richiami torbidi all'incesto, alla prostituzione, all'impotenza e ad altre morbosità: tutto materiale che poteva scandalizzare uno spettatore del 1970, ma che oggi risulta realmente – si perdoni la ripetizione – ingenuo. Nel cast si spendono anche i nomi di Christian Hay, Massimo Serato, Magali Noel, Helene Chanel e Roberto Lande; da apprezzare a ogni modo la colonna sonora di Stelvio Cipriani. Per Artale si tratta della seconda di quattro regie nel giro di meno di un decennio, tutte passate ugualmente inosservate. 2,5/10.
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