Regia di Andrew Semans vedi scheda film
Tra thriller e dramma, ma con esiti paradossali: un inizio lento, ma realistico, cede il passo a un soggetto sempre più inverosimile. Disturbato e disturbante, ma di scarso valore morale: riuscito nell'originalità, ma a scapito della credibilità. Un peccato vedere Roth imbrigliato in un ruolo limitato e limitante.
La maternità rubata si interseca con quella/e ritrovata/e, in un racconto sospeso a metà tra il thriller e il dramma. Notevole prova attoriale della protagonista, ma un Tim Roth un po' frenato e trattenuto in un ruolo macchiettistico, che non ne può tirar fuori il meglio.
Chissà quali feroci dissidi interiori potrebbe ricavarne uno psicanalista, analizzando la personalità dell'autore di un simile "parto" (è proprio il caso di dirlo!). Definirlo un thriller psicologico sarebbe soltanto in parte corretto: l'elemento soggettivo, infatti, alla fine viene sopraffatto da quello oggettivo, così sciogliendo i dubbi che lo spettatore avrebbe potuto serbare in sospeso durante la visione.
Un viaggio negli inferi dell'essere umano, madre, compagna, amante: ambizioni introspettive talmente alte da segnare in partenza il risultato. E come si potrebbe, in fondo, affrontare vittoriosamente alcuni tra i quesiti fondamentali della persona, in un'ora e mezzo o poco più? La carica emotiva, che non mancherebbe, si infrange fatalmente contro decisioni e azioni che non rispecchiano la gravità delle situazioni, lasciando sfumare all'orizzonte molta della credibilità iniziale. Sul gran finale, poi, un guizzo risolutivo insperato (?) che però sposta del tutto i binari del genere. Pur senza nulla voler anticipare, limitiamoci a concludere che avremmo sperato in una chiusura meno disturbante e inverosimile.
Se il motto è "originalità prima di tutto", allora avete trovato pane per i vostri denti. Ma se, al contrario, vi aspettate coerenza e credibilità: alla larga! Se, nella prima parte, è troppo poco, poi si passa agli antipodi senza troppi convenevoli.
Le illusioni di un thriller psicologico introspettivo, frustrate da una improvvisa sterzata verso sentieri nuovi, sono decisamente mal riposte. Da guardare, per curiosità, ma solo a patto di avere stomaci forti, e di non essere in cerca di rivelazioni esistenziali, che, comunque, non si trovano da queste parti.
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