Regia di Wilma Labate vedi scheda film
Domenica non è un giorno di feste, ma il nome della protagonista: una ragazzina napoletana che a 11 anni di feste ne ha conosciute poche. Orfana, astuta, scafata, deve recarsi con l’ispettore Sciarra all’obitorio per riconoscere il balordo che a suo tempo l’aveva violentata (e che nel frattempo è morto, forse suicidato forse ucciso da uno sbirro violento). Il film di Wilma Labate è stretto, come “La mia generazione”, nell’arco di 24 ore. Sciarra insegue Domenica per una Napoli livida, lontana da ogni folklore. Fra di loro nasce lentamente una bella complicità, anche perché pure l’ispettore tiene i suoi guai. Film quasi neorealista, che ”pedina“i personaggi, “Domenica” non esisterebbe senza gli interpreti. Claudio Amendola è un poliziotto dolente, che sfiora i confini dello stereotipo (la regista gli ha mostrato, a mo’ di viatico, i film con Robert Mitchum) ma porta l’attore romano a lavorare sotto le righe, con classe. L’esordiente Domenica Giuliano, scelta dopo oltre 700 provini, è un vero “animale da cinema”: istintiva, rabbiosa, strafottente, si mangia la macchina da presa e si carica sulle spalle tutto il film. Rende credibili anche alcune battute eccessivamente didascaliche. Speriamo di rivederla presto.
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