Regia di Piero Chiambretti vedi scheda film
Piccolo gioiello kitsch e bizzarro, esperimento interessante nel cinema italiano degli ultimi anni. Colorato e dinamico, con un approccio psicologico alla storia - una qualunque fra milioni di simili - che è ben più importante e ponderoso della storia stessa. Nel marasma delle frasi fatte e della bieca, cieca superficialità degli 'altri' nei confronti del 'lasciato' Chiambretti trova spunto per qualche sketch originale e divertente, ma anche e soprattutto per una serie di riflessioni che riescono a fare il punto più verosimile possibile sull'argomento (alleniano il finale, con il matrimonio-tunnel da cui il protagonista esce divorziato). La morale è poco consolante, ma assolutamente, asetticamente reale. Complimenti a Chiambretti.
Il penoso ed estenuante calvario di riabilitazione psicofisicosentimentale di un uomo - di successo, di fama, benestante, piacente - lasciato dall'amore della sua vita.
Nota per gli autori del sito: la vostra recensione, pur trovandomi in forte disaccordo, mi fa comunque sorridere e - ci mancherebbe - la rispetto in pieno. Però state in occhio: almeno voi dovreste guardarli i film, prima di scriverne. La ragazza è Beatrice. Non Valeria. Non è una piccolezza, perchè è il nome che ricorre per tutto quanto il film, dall'inizio alla fine, ossessivamente: come si fa a sbagliarlo?
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta