Regia di Lorenzo Bianchini vedi scheda film
Un signore anziano per evitare lo sfratto, costruisce un nascondiglio segreto all'interno del suo appartamento a Trieste. La sua vita però viene stavolta dall'arrivo di una due nuovi inquilini, una madre e la sua bambina, che pur condividendo lo stesso appartamento sono ignare della presenza dell'uomo. Il film è un dramma psicologico che esplora la solitudine, e i traumi del passato attraverso il linguaggio del cinema di genere. L'orrore è interiore, generato dalla mente del personaggio, e la paura nasce dalla claustrofobia e dalla vulnerabilità di sentirsi braccato nella propria casa. Le visioni e le presenze che affliggono il protagonista sono manifestazioni del suo senso di colpa, che riemerge quando si rifugia nel suo nascondiglio. La casa è un luogo di memoria, ma anche un "antro magico" dove i traumi del passato tornano a galla sotto forma di fantasmi. Il regista Lorenzo Bianchini è molto abile nel creare atmosfere cariche di tensione, ansia e un senso di paura e vulnerabilità che si trasmettono allo spettatore. Non ci sono mostri o sangue nel senso tradizionale; l'orrore proviene dall'interno, dall'anima del protagonista, rendendolo un film più psicologico che horror. Ci sono anche richiami al meta-cinema, come le riprese che spiano attraverso i buchi nel muro, paragonando il protagonista a un regista che osserva attraverso la cinepresa, o l'illuminazione che ricorda la luce del proiettore. Nonostante le presenze soprannaturali, il film si concentra, come già detto, sulle conseguenze psicologiche di una profonda condizione emotiva, esplorando il conflitto interiore del protagonista. Il direttore della fotografia Peter Zeitlinger usa inquadrature angolate e una luce particolare per creare un senso di claustrofobia, enfatizzando lo spazio della casa come una prigione. Film a basso budget e poco conosciuto, ma che a mio avviso è molto interessante e merita la visione.
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