Regia di Andrea Pallaoro vedi scheda film
Dopo tanti anni di assenza, Monica torna a casa dalla madre, gravemente malata, ma la donna non riconosce la figlia. Nonostante ciò, Monica si dedica a prendersi cura di lei insieme alla governante e al fratello Paul. Quel senso di estraneità, però, la rende malinconica e impacciata. Per questo decide di andarsene, salvo poi ritornare quasi subito. Poco a poco, grazie alla comprensione del fratello e all’affetto della cognata e dei nipotini, Monica ritrova serenità, riallacciando i rapporti perduti con i propri cari.
Il film si concentra sul ritratto di una donna in cui emergono solitudine e dolore, radicati in un passato segnato dal rifiuto della madre di accettare la sua transizione: “Io non posso più essere tua madre”. Ma perché Monica – che un tempo era un ragazzo – abbandona improvvisamente casa e famiglia? E cosa la spinge a tornare, in cerca di perdono e accettazione? Sono domande che il film lascia senza risposta, limitandosi a offrire la rappresentazione di una donna vulnerabile, alla ricerca della propria identità e di un amore che la sostenga.
Diretto dal regista italiano Andrea Pallaoro, Monica è un’opera tutta americana che, alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, si aggiudica il premio “Arca CinemaGiovani” come miglior film italiano. La storia complessa di Monica sembra proseguire il viaggio introspettivo già intrapreso dalla protagonista di Hannah, interpretata da Charlotte Rampling. Oltre a esplorare temi come abbandono e accettazione, riscatto e perdono, il regista affronta con delicatezza la transessualità, affidando il ruolo principale all’attrice transgender Trace Lysette. Lysette, che nella vita ha vissuto la stessa transizione del suo personaggio, offre un’interpretazione intensa e profonda.
Girato in formato 4:3, il film utilizza uno spazio quadrato che delimita l’inquadratura, concentrando l’attenzione su volti, corpi e gesti. La pellicola si sviluppa con un ritmo lento, includendo scene a tratti ridondanti e un finale che lascia una sensazione di incompiutezza. Ciò nonostante, Monica è un film toccante e autentico, sorretto da ottime interpretazioni e da una regia esteticamente raffinata.
Un’opera apprezzabile di Pallaoro che, come il collega Andrea Di Stefano, predilige attori stranieri rispetto a quelli italiani. Una scelta rispettabile, anche se, a mio avviso, tende a mortificare e penalizzare i talenti nostrani.
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