Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film
In una Belfast sconquassata dagli scontri violenti e all’ordine del giorno che vedono i protestanti scagliarsi contro le persone di religione cattolica, una famiglia operaia valuta la possibilità trasferirsi in Inghilterra per non rimanere coinvolta. Girato in bianco e nero, con qualche rado e suggestivo sprazzo di colore, dal regista nordirlandese Kenneth Branagh, Belfast è un film dai risvolti autobiografici che parla certo della guerra, quella che entra nelle case e rende la vita difficile e dolorosa, ma soprattutto dell’infanzia, del senso della comunità e dei valori autentici della famiglia. La storia, infatti, viene spesso raccontata dalla prospettiva del piccolo Buddy, figlio della coppia operaia, che, malgrado il clima bellicoso, sembra riuscire a vivere una infanzia serena, grazie all’affetto dei suoi genitori, a quello dei nonni che si prendono cura di lui (una coppia ancora affiatata e vivace nonostante i numerosi anni di matrimonio alle spalle), e alla scuola che frequenta volentieri, anche grazie alla presenza di una bambina per la quale nutre un affetto particolare. Egli, proprio come sua mamma, mai vorrebbe lasciare, nonostante tutto, il quartiere dove sente di avere le sue autentiche radici. Belfast vuole quindi mostrare come, unico antidoto all’odio e al rancore, è l’affetto delle persone a noi vicine, vero conforto alle brutture circostanti. Questo messaggio viene veicolato, nel film, attraverso una narrazione lucida, e che si fa, almeno a tratti, commuovente e di sicuro effetto.
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