Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Rose, in seguito ad un incidente in moto con il suo ragazzo, viene operata d’urgenza nella clinica del dottor Keloid, dove verrà effettuato su di lei il primo trapianto di pelle da un epidermide appartenente a un paziente morto. Ma appena “rimessa a nuovo”, Rose, inizia a comportarsi stranamente, sotto la sua ascella è generato un fallo/siringa che le consente di succhiare il sangue ad altre persone, e proprio questa azione, diffonde alle persone vittima di Rose, una speciale forma di rabbia che si sta velocemente effondendo.
Dove “Il demone sotto la pelle” terminava, “Rabid – Sete di sangue” ha inizio, la teoria dello scienziato pazzo o diversamente conformista s’identifica perfettamente nel dott. Keloid, collezionista di cute decadente e assassino di carne ed epidermide viva, nella quale scorre il sangue (ricordiamo la sequenza nella quale il dottore taglia una falange a un infermiera per succhiare il sangue che sgorga libero dal suo dito). Sul pianeta Cronenberg vige il raziocinio di (ir)realtà, all’interno della clinica vi è un incessante via vai di stereotipi, che contraddistinguono il tempo della pace, il virtuosismo di un ideale di bellezza fatto di ferrea contaminazione, l’apparire e l’essere non vanno ancora d’accordo; fuori della clinica si trovano invece i “malati” che saranno contaminati, uomini ugualmente statici nella loro anticonformità, uomini e donne presi da parte da una società schierata contro il vampirismo, l’omertà dell’epidemia e l’ingiustizia della perversione. Cronenberg realizza uno dei film più importanti della sua filmografia, un opera sperimentale che evidenzia tutta la puerilità del caso, tutta la anti collaborazione della produzione, tutta la carnalità della perversione e la non raggiungibilità dell’informazione, “Rabid – Sete di sangue” è ambientato magistralmente nel gelido Canada, Cronenberg riesce a spaventare più con il pensiero che con le immagini, più con lo stomaco che con la testa. L’epidemia si propaga e il regista ne è consapevole, tenta il tutto per tutto per ostentare il visibile, pedina i suoi malati per seguirne le reazioni, fino a quando l’immensità dell’epidemia è ormai ovunque, sia all’interno de “l’Arca di Noè” de “Il demone sotto la pelle”, sia nuovamente alla clinica Keloid di “Rabid – Sete di sangue”, dove ritorna da un completo giro del mondo, durante il quale ha disinfestato la realtà e innestato il puro vampirismo. Si arriva a riflettere sulla nostra natura, sull’elemento cane sfiorato da un proiettile e sul camion della spazzatura che raccoglie corpi come immondizia, che immobilizza ferro con liquidi tossici, tutto ha una reazione, è il primo Cronenberg, quello dello stilema causa/effetto, quello degli scrupoli di un uomo prossima vittima, quello della realtà e dell’immersione nella follia della realtà. Soggetto e sceneggiatura sono dello stesso regista di Toronto, e la percezione del mondo e della sua cronicità saranno sviluppate meglio in futuro, nel frattempo ci rapporta già con il futuro, predicendoci nel prefinale una testa spaccata in due che ha tutta la sorte di “Scanners” e ostentandoci l’epidemia di rabbia come una telepatia morbosa, una comunicazione viscerale, perdente bava da un cammino bucolico verso la parità sociale, verso la morte e la resurrezione, ma per questo serve solo l’aiuto dell’onnipotente invocato dal messaggio radio finale, ci vuole solo l’abbattimento totale dei palazzi grigi e del ferro arrugginito dei camion della spazzatura con un nuovo compito ormai, quello di guidarci verso la rabbiosa disinfestazione del mondo.
Il produttore Ivan Reitman impose al regista l’inserimento a protagonista femminile della pornodiva Marilyn Chambres, mentre al contrario Cronenberg desiderava Sissy Spacek per quel ruolo.
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