Regia di Sam Mendes vedi scheda film
Brillante e pluripremiato esordio alla regia di Sam Mendes, regista proveniente dal teatro, che negli anni successivi darà altri film di rilievo fra cui il sottovalutato Revolutionary road. Il merito è, prima di tutto, in un'ottima sceneggiatura di Alan Ball, scritta direttamente per lo schermo, che affronta delle tematiche apparentemente "deja vu" (la crisi della coppia borghese alle prese con una vita alienante, l'illusione di rifarsi una vita scappando dalla propria quotidianità, il contrastato rapporto genitori/figli, l'intolleranza per la diversità ecc.) rivitalizzandole con una scrittura affilata e una sapiente gestione dell'intreccio (originale la suspense sul "potenziale assassino" del protagonista nell'ultima parte). Notevole il contributo degli interpreti, da un'eccezionale Kevin Spacey nella parte di Lester, vincitore di un meritatissimo Oscar, ad una Bening perfida e sensuale, ma azzeccatissima per il ruolo, ai giovani ma già molto bravi Thora Birch, Wes Bentley e Mena Suvari, al grande caratterista Chris Cooper nel ruolo dello psicopatico vicino di casa. La famosa scena della busta di plastica sollevata dal vento nel filmino girato dal personaggio di Bentley l'ho trovata un pochino risaputa, insieme a certe altre situazioni, ma nel complesso si tratta di un dramma originale e ricco di prospettive interessanti (trovo assurda l'accusa di Mereghetti di contenere "colpi bassi e scivoloni nel kitsch, fra cui la celebre immagine di Mena Suvari ricoperta di petali di rosa"). Uscito nel 1999, anno in cui furono distribuite pellicole del calibro di"Magnolia" o "Eyes wide shut", fu premiato un tantino generosamente con cinque Oscar fra cui quelli per il Migliore film e la migliore regia, ma non merita la svalutazione a cui lo ha sottoposto una certa critica italiana, né le accuse di omofobia, decisamente infondate se lo si analizza in profondità.
voto 8/10
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