Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Roman Polanski tornò al cinema horror con scarsi risultati, evidentemente questo "La Nona Porta", ultima fatica di fine millennio del celebrato regista hollywoodiano riprende tematiche già approfondite in passato. Inutile perdere tempo e sprecare energie preziose con paragoni insignificanti, i tempi dell'ascendente e ben più valido "Rosemary's Baby" sono lontani in termini di spazio e spessore..
"La Nona porta" è un lavoro stanco, piuttosto anonimo e già trascurabilissimo dopo una prima visione tratto dall'ennesimo romanzo "Il Club Dumas" dello scrittore spagnolo Arturo Pérez-Reverte.
Johnny Depp, al tempo già sulla via delle celebrità immortali, venne scelto per interpretare il protagonista Dean Corso, un cinico e avido commerciante di libri rari.
È così che l'opportunista commerciante da lì a breve farà la conoscenza di Boris Balkan (Frank Langella), facoltoso magnate collezionista di libri ed editore newyorkese. Balkan commissiona a Corso un lavoro di estrema importanza, un'indagine meticolosa per consolidare l'effettiva autenticità del più prezioso libro della sua collezione. Ovvero Le nove porte del Regno delle ombre scritto nel 1666 da Aristide Torchia, celebre scrittore veneziano messo al rogo dalla Santa inquisizione. Un libro, anzi il libro, capace di invocare niente popò di meno che Satana, sì proprio lui, sua maestà signore e padrone degli inferi. Corso ingolosito dall'ingente quantità di denaro gentilmente elargita, vola in Europa per confrontare la copia di Balkan con le sole altre due copie esistenti. Quella della collezione Fargas e l'altra della collezione Kessler rispettivamente ubicate in Portogallo e Francia..
A parte una sceneggiatura originale come una sciarpa regalata a compleanno, il film di Polanski è prevedibile e il genere proposto ovviamente non stimola lo spettatore a chissà quale riflessione esistenziale. Se poi di horror se ne vede ben poco e le caratteristiche tipiche di una sceneggiatura thriller non fanno gridare al capolavoro, il film scivola via senza lasciare tracce indelebili delle proprie qualità. Il finale, indubbiamente la parte più scadente, lascia alquanto interdetti perchè non spiega, non approfondisce le tematiche più importanti della storia che sono appena accennate.
Tutto il cast a partire dalle due "manze" di Lena Olin (Liana Telfer) e Emmanuelle Seigner ("La ragazza"), prova inconsapevolmente a metterci su una pezza ma il problema qui è monte, il film rimane debole da molteplici punti di vista.
È il caso proprio di affermare un'occasione (se così la vogliamo chiamare..) sprecata.
2/10.
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