Regia di Joe D'Amato vedi scheda film
Abbandonati su un'isola, i due pirati Mano e Gargantua incontrano Maschera Rossa, figlia dell'ex governatore dell'isola tenuto in prigione dal suo vice. Tra una scazzottata e l'altra i nostri eroi corrono a salvare il padre della ragazza.
È un lavoro di Joe D'Amato, che pure si ripara dietro l'altro suo pseudonimo Michael Wotruba, con tutti i pregi e i difetti che ne conseguono: una pellicola sostanzialmente dozzinale, come già indica il titolo, che mira all'intrattenimento del pubblico più vasto senza alcun tipo di pretesa ulteriore, ma allo stesso tempo dalla confezione sufficientemente solida e ben curata in particolare dal punto di vista delle immagini e della fotografia. Per la quale, è giusto sottolinearlo, viene accreditato Aristide Massaccesi col suo vero nome. Pugni, pirati e karatè esce tra l'altro in contemporanea con il film di Tonino Ricci Storia di karatè, pugni e fagioli (1973), che si insinua però nel filone dei lavori con protagonisti Bud Spencer e/o Terence Hill di quegli anni; l'opera di D'Amato si rifà invece al genere pirati/cappa & spada che imperversava sugli schermi nostrani almeno una decina di anni prima, all'inizio dei Sessanta, declinando il format verso i toni da commedia più apprezzati dal pubblico dei primi Settanta. La coppia di protagonisti formata da Richard Harrison e Roberto Dell'Acqua, un po' troppo simili fisicamente, non funziona qui a dovere, ma nel complesso poco si può chiedere a un cast di valide seconde linee (Attilio Dottesio, Olga Janowski, Goffredo Unger) impegnato in una storiella allegrotta e sconclusionata. La sceneggiatura è dello stesso regista. 3/10.
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