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Atto di accusa

Regia di Giacomo Gentilomo vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Atto di accusa

di John_Nada1975
6 stelle

Tra i tre o quattro migliori film di Gentilomo(1950), autore da riscoprire e in parte già riscoperto, quando si dava maggiore studio filologico(anni settanta e ottanta) al setacciare in studi e ricerche i vari filoni del neorealismo melodrammatico, prima che prendessero il sopravvento gli "esteti della monnezza" che hanno dato veramente troppa visibilità ai vari Deodato, Bava Jr. e Soavi, compagnia che canta. E' il film un dramma morale a lenta combustione il quale prende in disamina secondo la sua epoca il peso emotivo dell'infedeltà in entrambi i protagonisti uomo-donna, ma facendolo con sorprendente moderazione e un profondo senso di realismo. A quel tempo meno si privilegiava il sensazionalismo alle suggestioni del non detto nè mostrato, lasciando che sguardi sottili e momenti di silenzio svolgessero il peso emotivo più significativo grazie ai buoni interpreti, la giovane Padovani sopra anche ad un pò acerbo Mastroianni


Ambientato nell'ancora primo dopoguerra(5 anni dopo), Gentilomo esplora bene le tematiche del desiderio, del rimpianto e dei compromessi silenziosi che definiscono le relazioni mercantili, pure dei giovani allora come oggi, e come sempre. La fotografia è composta con eleganza, privilegiando lunghe inquadrature e interni ricchi di ombre, che riecheggiano Hitchcock non vanamente e non a sproposito il citarlo, così come il tumulto interiore dei personaggi.
Le interpretazioni sono concrete e sentite, in particolare da parte dei protagonisti, che riescono a trasmettere grandi emozioni con dialoghi minimi. C'è una forte vena sotterranea di indagine e pressione socioecononima,  e di sacrificio personale che percorre tutto il film, rendendolo tanto incentrato sul dovere quanto sul desiderio.
Un gioiello dimenticato dagli appassionati dei classici drammi morali e del potere del denaro sulle persone e i loro sentimenti, attraverso un caso di omicidio in cui l'assassino (Diehl/l'anziano avvocato Ruska) si ritrova sempre più inestricabilmente impigliato, intrappolato dalla propria passione per la giovane moglie Padovani, e come tale è un personaggio di assassino coperto hitchcockiano, psicologicamente estremamente interessante. Marcello Mastroianni è qui molto giovane, nel ruolo melò di un povero insegnante che lotta per sopravvivere ma con un grande amore a cui aggrapparsi e causa anche delle sue disgrazie, Lea Padovani, che offre anche un'interpretazione di spessore. È uno dei primi esempi italiani di thriller dai toni cupi, privo di quegli essenziali veli di umorismo con cui ad esempio Vittorio de Sica aveva sempre indorato i suoi film, come anche Hitchcock, Gentilomo mette a segno alcuni colpi magistrali, ma pure la storia, con la sua tensione in costante aumento, è abbastanza avvincente. Non si dimenticano così facilmente in un cinema ormai di plastica e pupazzi, gli occhi di Marcello quando dice a Lea di lasciarlo per sempre, e poi quando le lo lascia ancora un'ultima volta credendolo colpevole, e sebbene fosse fosse allora un poco acerbo e più a suo agio nelle commedie, iniziò proprio in quel periodo ad esempio con "Contro la legge" (1950)di Fabio Calzavara-molto simile per trama e suo personaggio protagonista-e "Tragico ritorno" (1952) di Pier Luigi Faraldo, a dimostrarsi già 

capace anche di grandi tragedie. L'avvocato è un peso massimo, per quella parte scelsero un grande attore tedesco, Karl Ludwig Diehl, e forse la parte più interessante è proprio il suo confronto con Marcello quando lo ha scelto come suo avvocato, dopo che lo aveva come professore di diritto all'università. Si tratta di una sequenza sottilmente psicologica e ad alta densità di rancori(l'avvocato non lo sa ma ha preso sposandola poiché ricco e arrivato di grande prestigio, la enormemente più giovane Padovani e che era la sua ragazza, e compagna di studi alla stessa università) nello stile di Dostoevskij. Anche la musica è degna di essere rimarcata: il compositore è il giovane Carlo Rustichelli, ma per il tema principale del film venne scelto il "Valse Triste" di Sibelius, che risuona nelle sequenza con la Padovani solo per le stanze e saloni della grande dimora con scalinata dell'avvocato Ruska/Diehl.

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