Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
Aniki-Bobò (1941): locandina
VENEZIA 82 - CLASSICI RESTAURATI "Deve essere bello avere tanti soldi. Essere milionario!!!"
Nel quartiere della Ribeira della città industrializzata e portuale di Porto, presso una zona popolare affacciata sul fiume Douro, un gruppo di bambini guardacedultante un treno a vapore fare il suo fragoroso ingresso in città.
Ma un bimbo si sbilancia, non si sa se spinto o per una perdita di equilibrio, e frana rovinosamente lungo i binari al sooraggiungere del colosso meccanico.
L'urlo della piccola Teresinha ne descrive perfettamente la drammaticità.
Questo fatto è il culmine di una vicenda che ha come snodo centrale il furto di una bambola da una merceria, attraverso la quale il mite perdigiorno sognatore Carlitos tenta di far breccia sull'unica bimba del gruppo, la bella e soave Teresina appunto, sulla quale tuttavia ha messo gli occhi pure l'atletico ed intemperante capobranco Eduardito, che puntualmente finisce per battersi contro l'avversario, spuntandola quasi sempre.
Aniki-Bobò (1941): scena
Aniki-Bobò (1941): scena
Con questo suo primo straordinario lungometraggio, il grande cineasta Manoel de Oliveira, uno dei pochi registi che ha iniziato ai tempi del muto e ha terminato ultracentenario in piena epoca digitale, apre le porte al neorealismo, attraverso un film sonoro che non dimentica, per stile di racconto, l'epoca del muto, trascorsa da nemmeno due decenni all'epoca della gestazione del film, e si impone di esplorare, con tatto e realismo encomiabilo, i problemi degli adulti visti attraverso la prospettiva privilegiata ed illuminata dei bambini.
Aniki bóbó , che prende titolo da una simpatica filastrocca per bambini utilizzata anche per fare la conta e discernere le guardie dai ladri nell'omonima, gioco di gruppo all'aperto, riflette con candore su concetti cardine dell'umano esistenza come amore, odio, amicizia e ingratitudine, redenzione e discolpa, ogni volta che la verità emerge a dissipare ingiustizie è calunnie di una umanità imperfetta ma capace di redimersi.
Aniki-Bobò (1941): locandina
Aniki bóbó anticipa il neorealismo italiano di De Sica e notevoli affini colleghi, introducendo anche espedienti narrativi per quei tempi assai innovativi e sofisticati come il flash-back che introduce la vicenda.
Pochi dialoghi, ma ben scritti, tanta azione e descrizione scenografica mirabile con scorci cittadini che paiono quadri in china, grandi interpreti bambini che non fanno che recitare loro stessi.
Porto, la città natia di De Oliveira, diventa invero molto più che un semplice sfondo, scandendo i ritmi di una città industriale molto attiva e fervente di commerci come succedeva nella prima metà del '900.
Tutti questi sono elementi che rendono il film di de Oliveira un gioiello prezioso, un vero capolavoro che merita gli onori di film diventati epici come il già citato Sciuscià, ma pure Ladri di biciclette di De Sica, Paisà, La terra trema, Miracolo a Milano, tutti successivi a questo film risalente al 1941.
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