Regia di Mel Smith vedi scheda film
Il respiro è davvero quello di una commedia da grande schermo anziché di una semplice infilata di sketch umoristici.
L'approdo cinematografico di Mr. Bean è consequenziale allo stupefacente (poiché planetario) successo della serie TV comica che ha attribuito a Rowan Atkinson la qualifica di erede spirituale – aggiornato ai nostri anni e rilocato in terra inglese – di Jacques Tati e del suo alter ego monsieur Hulot, secondo un debito di affettuosa riconoscenza mai celato dall'interprete britannico (e che pure in questo film fa capolino con reminiscenze, innanzitutto, di Play Time – Tempo di divertimento). L'operazione, a dirla tutta, deluse parecchi fan ortodossi del character televisivo, che non apprezzarono un personaggio più complesso e più umano, terrorizzato dal dover tenere un discorso in pubblico (secondo un'intelligente trovata metanarrativa che mette in discussione la natura basilarmente silent e slapstick della maschera di Bean) e colto da un senso di colpa per le proprie malefatte che lo spinge a superare i lati più individualisti e immorali del suo cinismo a favore dei piaceri dell'amicizia e della famiglia. Non che non abbondino i rimandi – diretti o più impliciti – a certe spassose scenette della sitcom (gli autori, in effetti, sono gli stessi: Richard Curtis, Robin Driscoll e lo stesso Atkinson), ma il respiro è davvero quello di una commedia da grande schermo anziché (come forse avrebbero desiderato gli appassionati) di una semplice infilata di sketch umoristici. Non mancano, comunque, sequenze esilaranti come quella dei pantaloni bagnati (nemmeno troppo politicamente corretta per i suoi possibili sottintesi omosex) o quelle della giostra "aggiustata" al luna park e del dipinto deturpato, nelle quali riesplode la sgradevolezza infantile e idiota del Bean catodico. E la satira sul totale analfabetismo statunitense per la cultura e i valori artistici, sottomessi al Dio denaro e al patriottismo, è piuttosto impietosa nonostante le apparenze. Bravo – e non solo come spalla del protagonista – Peter MacNicol. Nel magnifico montaggio della missione notturna riparatrice, tra oggetti casalinghi utilizzati come gadget sofisticati da ladrocinio e ritmi spy, si scorgono nitidi i semi della saga di Johnny English. Ruolo cameo per il decano Burt Reynolds. Il regista Mel Smith aveva già avuto modo di lavorare con l'amico Atkinson in Due metri di allergia. Nuova (e per ora ultima) incursione del personaggio in sala un decennio dopo con Mr. Bean's Holiday.
Da non trascurare la bellezza delle musiche di Howard Goodall, affiancate da Yesterday nella versione degli Wet Wet Wet, I Love L.A. cantata da Randy Newman e Picture of You dei Boyzone.
Voto: 7 — BUON film
Mr. Bean. L'ultima catastrofe (1997): Rowan Atkinson, Peter MacNicol, Harris Yulin
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