Regia di Christoffer Boe vedi scheda film
Due poliziotti indagano sul fittissimo mistero che ruota intorno al ritrovamento, in un appartamento di Copenaghen, di tre corpi mummificati, murati oltre una parete. Le indagini portano a un medico xenofobo e a una sua infermiera che, negli anni Sessanta, sterilizzavano donne ritenute "immorali".
Ultimo di una serie di film imperniati sulla figura di Carl Mørck, detective della omicidi del Dipartimento Q della polizia di Copenaghen, è anche il migliore della serie, a dispetto di un cast da pianto. La vicenda si snoda intorno a una storia vera che getta una luce sinistra sulla presunta civiltà dei paesi scandinavi: quella che vide protagonista una setta razzista composta da medici, politici e funzionari di rango, che tra il 1934 e il 1967 sterilizzarono forzatamente oltre 11.000 donne danesi. L'intreccio, che - soprattutto nei minuti iniziali - richiede massicce dosi di Maalox a meno di non avere stomaci fortissimi, è costruito su due piani temporali che si integrano perfettamente, dando vita a una trama gialla dove il gioco delle identità alimenta colpi di scena ben congegnati. Se da un lato l'impianto narrativo utilizza la violenza istituzionale come motore drammatico, dall'altro rischia talvolta di piegarla alle esigenze del genere, sacrificando la tragedia storica di Sprogø - l'isola dove venivano internate e sterilizzate le "ragazze immorali" - all'avventura dei due detective e alle loro irrisolte nevrosi. Il film riporta alla luce una pagina di follia biopolitica che il welfare nordico preferirebbe dimenticare. Nel complesso, un film cupo e teso, forse più efficace come monito morale che come thriller puro, ma capace di mantenere viva la memoria di un passato che, sepolto male, torna sempre a bussare alle pareti.
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