Regia di Rohena Gera vedi scheda film
Ratna, vedova a soli 19 anni, lascia il suo villaggio per trasferirsi a Mumbai, dove lavora come domestica, prima per una coppia benestante, poi al servizio del loro figlio, Ashwin. Quest’ultimo, rientrato dagli Stati Uniti dopo aver scoperto il tradimento della fidanzata con cui aveva pianificato di sposarsi, è un giovane disilluso che collabora col padre nella progettazione di edifici. Ratna, dignitosa, gentile e riservata, coltiva un sogno: diventare stilista. Per questo frequenta un corso di cucito. Ashwin, chiamato “Sir”, la sostiene, inizialmente con incoraggiamenti morali e poi regalandole una macchina da cucire. Col tempo, colpito dalla semplicità e dalla dolcezza di Ratna, se ne innamora. Tuttavia, quello che potrebbe essere un sentimento nobile e unificante si scontra con le barriere sociali, portando alla fine alla rottura del loro rapporto, anche sul piano professionale.
Ambientato nell’India contemporanea, il film esplora le tematiche sociali e i desideri personali in una società segnata dalla divisione in caste, dove molte donne e lavoratori sono ancora oggi privi di diritti. Ratna lotta per la propria emancipazione attraverso il lavoro con il quale riesce a vivere dignitosamente e a far studiare la sorella, per offrirle un futuro migliore e sottrarla a una vita di sottomissione. La storia d’amore, se così si può definire, sembra quasi un pretesto per denunciare le disuguaglianze sociali e le convenzioni patriarcali. Infatti, la protagonista rimane vedova precocemente a causa di un matrimonio combinato con un uomo già malato, costretta poi a lavorare per mantenere i suoceri e il cognato.
Il film colpisce per la sua profonda umanità, distinguendosi dalla tipica cinematografia di Bollywood. La regia di Rohena Gera è raffinata, evita il melodramma e valorizza la convivenza tra i protagonisti attraverso silenzi e complicità, creando un’intimità autentica e originale. Sebbene il finale possa lasciare spazio a interpretazioni diverse, il momento in cui Ratna chiama Ashwin per nome, abbandonando il formale “Sir”, rappresenta un simbolo potente di rottura delle barriere sociali, lasciando intravedere una possibilità di cambiamento.
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