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Crash

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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David Cronenberg

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La recensione su Crash

di David Cronenberg
8 stelle

Maturato da un’esplicita perversione sessuale, dello scrittore britannico J.G. Ballard, da lui romanzata nel 1973, il “Crash” cinematografico ha trasmutato tale depravazione in una ancor più sconvolgente e metaforica, tutta alla maniera di Cronenberg. Il suo film è infatti un viaggio allucinato all’interno delle deviazioni dell’animo umano, insite agli estremi di un corpo più volte sacrificato al metro di paragone moderno, il metallo assemblato, rivestente il motore roboante, che accusa la distruttività di cui è cacciatore. È infatti il corpo umano, nella sua natura più selvaggia e distruttiva, quello che meglio rappresenta il volere dell’auto, mezzo estremo, reso conforme dalla società, da regole e valori, linguaggi convenzionali e gesti incestuosi. All’interno di questo cerchio empio ed immorale, vi si aggirano uomini e donne, ognuno con i propri scrupoli e pervertimenti psico-fisici, desiderosi di piacere estremo e malato, cicatrizzato da oli ed acidi. Sono gruppi di spericolati suicidi, che nello sferragliare, sbattere, accartocciare delle lamiere, provano l’impossibilità di una morte propria, nel piacere micidiale di una vita alla ricerca della divulgazione del decesso, una dimostrazione empia del sacro rito mortifero.
Quando la coppia incontra Vaughan è come se iniziasse a conoscesse la propria morte. La giudica, la penetra e la colpevolizza, rende sacro il rito dell’incidente stradale, come quello di James Dean, e gli conferisce significati mistici, concreti ma proiettati verso un futuro di assegnazioni di ruoli, vittorie e sconfitte, per l’uomo, che nella sua natura non cerca altro che risultati.
Il dodicesimo film di David Cronenberg, si estranea dal filone implicito di perversioni e mutazioni carnali, acquista bensì esplicitamente clinicità e intransigenza nello sguardo, turbamento e distacco dell’immagine dallo spettatore, assenza di coinvolgimento per l’analisi della nuova “nuova carne”. Suscita infinite polemiche, dai risvolti politici ed etici, vince un meritatissimo Premio Speciale della Giuria al 49° Festival di Cannes, così motivato: “Per l’audacia, la capacità di osare e l’originalità”.
Tutto scorre scandalosamente in “Crash”, non vi sono pedali sulla macchina Cronenberg, ci si limita a direzionare lo sguardo nel modo più neutro e distaccato, influenzati dalle magistrali interpretazioni di un cast esplosivo, e dalle fredde sonorità di Howard Shore, quasi si richiama la traslazione di “Scanners”, di luoghi non luoghi ove tutto si scatena.
Si rimane così attoniti, una notte, osservando tutta la verità della nuova carne martoriata.

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