Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
Anni '30. Billie Holiday canta una Cupa Domenica (Gloomy Sunday) e le parole della canzone sembrano evocare il defunto Johnny Tempio. Un carro funebre ne ha portato la bara con un crocifisso in bella evidenza. Era il più giovane della famiglia mafiosa di origine italiana. Le donne di casa Tempio lo accolgono in lacrime, Ray è il capo famiglia che dirige il traffico, chiama amici e il terzo fratello Cesarino Chez per accorrere al capezzale. Una serie di flashback segna la lunga veglia funebre per rappresentare il vissuto dei protagonisti principali. Nel primo Ray ricorda quando il padre gli mise in mano una pistola per uccidere un uomo. La violenza come elemento primordiale dell’etica mafiosa. Nei ricordi successivi scopriamo che Johnny era un comunista simpatizzante del sindacato che lottava per i diritti dei lavoratori contro il sistema capitalista. Era il ribelle che sfidava e si contrapponeva alle logiche mafiose che dovevano ungere il clan rivale dell’arrogante Gaspare Spoglia. Un velleitario probabilmente che amava fare letture colte, vedere film e andare a letto con la moglie di Gaspare, quasi come atto politico. “Non potrei vivere senza i libri e il cinema”. Se Ray è ossessionato dalla vendetta e dalla conseguente ricerca dell’assassino, Chez, già dall’equilibrio psico emotivo instabile, si tortura con ricordi ed emozioni sempre più forti, senza riuscire ad essere placato dalla comprensiva moglie Clara. “Se Dio mi voleva in pace, ci pensava lui”. Jean, moglie di Ray, in un dialogo con Helen accusa i Tempio di non essersi mai tirati fuori dall’ignoranza e dalla ferocia. Un passaggio e un giudizio definitivo che aprirà la strada agli abissi.
La sacralità della famiglia, il Tempio familiare chiuso nel recinto della violenza e della sopraffazione. Johnny ha il sacro fuoco della gioventù addosso per permettersi di non stare alle regole e alle ingiustizie, pur essendo il terzo fratello di una famiglia mafiosa. Ray interpreta il Dio biblico della vendetta, avendo una concezione sbagliata di giustizia se ne fa giudice apparentemente coscienzioso, “armato di occhiaie abissali e modi liturgici” mette a compimento ciò che il padre gli ha insegnato. Senza riuscire a cambiare e ad elevarsi. “E’ il rito che tiene vicini i criminali alla fede, non il timore di Dio”.
«L’iconografia cattolica è quella della statua di Sant’Agnese che Jean tiene sul comò come simbolo della rassegnazione: rassegnazione di fronte all’ineluttabilità del male, perseguito lucidamente da Ray e introiettato nell’autodistruzione da Chez».
Cesarino senza i fratelli tutti (la sacra famiglia) non è niente, per questo nella sua follia pone termine alla loro parabola. Probabilmente uccidendo quel dio misericordioso che sa anche perdonare. Solo le donne si salvano dalla violenza degli uomini, dalla brutalità e sottomissione maschile, da una condizione irreversibile.
Nicodemo Oliverio (in arte Nicholas St.John) chiude la sua carriera cinematografica al servizio di Abel Ferrara con “The Funeral – Fratelli”. Dramma e tragedia dal sapore profano impregnata dei temi tanto cari ad entrambi: libero arbitrio, sensi di colpa, violenza, morale cattolica alle prese con le dipendenze quali droghe o sesso dissoluto. “…abbandono al divino (di Nicky) in relazione profonda con la vocazione all’abbandono e all’autodistruzione (di Abel)…”.
Con quest’opera, lontana dai soliti cliché su gangster e mafia italoamericana, raggiunsero l’apice profanando il sacro e sacralizzando il profano. Il lavoro di scavo nelle psicologie dei tre protagonisti e delle due donne coprotagoniste consente un volo alto in questioni e dilemmi universali. Attori e interpretazioni da applausi: Christopher Walken, Chris Penn, Benicio Del Toro, Annabella Sciorra, Vincent Gallo, Isabella Rossellini, Paul Hipp, Victor Argo.
Fratelli (1996): Gretchen Mol, Vincent Gallo
Fratelli (1996): Chris Penn
Fratelli (1996): Christopher Walken, Isabella Rossellini
Fratelli (1996): Benicio Del Toro
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