Regia di David Gordon Green vedi scheda film
Il film presenta Michael Myers non più solo come un uomo, ma come l'incarnazione del male puro, una forza della natura che non può essere uccisa o distrutta, ed esplora come il trauma si trasmetta di generazione in generazione, influenzando profondamente Laurie, Karen e Allyson. Il ruolo centrale è dato alle donne della famiglia Strode, che devono affrontare e combattere il male in modi diversi, dalla preparazione di Laurie alla ribellione di Karen e alla resilienza di Allyson. La cittadina di Haddonfield è diventata parte del mito di Michael, un luogo dove il male si è radicato e dove continua a manifestarsi. L'inizio del film, con i giornalisti che cercano di capire Michael Myers, simboleggia il tentativo della società di razionalizzare e comprendere il male, un tentativo che però è destinato a fallire. Michael rimane un enigma, un'oscura forza della natura che non può essere spiegata o addomesticata, ma solo affrontata. La regia di David Gordon Green non ha nulla di particolare e manca totalmente di originalità, ed è troppo legata all'iconografia del primo film, senza mai osare troppo. Jamie Lee Curtis, che ha rinnovato il suo ruolo di Laurie Strode con intensità e determinazione, Judy Greer e Andi Matichak sono efficaci nel ruolo di madre e figlia. La sceneggiatura è troppo dipendente dall'originale, con personaggi a tratti stereotipati (come le "scream queen" bidimensionali), e un plot prevedibile, che spesso sacrifica l'originalità per omaggiare l'originale di Carpenter. Per concludere, il film è troppo fedele all'originale e ha soffocato ogni spunto di innovazione, e ha una narrazione scontata e banale.
Halloween (2018): scena
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