Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film
Penso semplicemente che in questo film tutto funzioni alla perfezione.
A partire dalla storia, che riesce a catturare anche chi non è particolarmente interessato al mondo della moda (forse proprio perché rimane una questione laterale), il film convince. La vicenda costruita tra Alma e Reynolds funziona bene ed è interessante: se all’inizio Reynolds sembra essere al comando tra i due, alla fine si scopre che è Alma ad avere più potere. Un gioco in cui i ruoli si invertono e in cui la “preda” diventa, per certi versi, il predatore. Un gioco che funziona anche grazie a Reynolds, il quale, pur sapendo tutto, continua a giocare. La sfida che Alma gli lancia alla fine, quando lui decide, pur sapendo, di mangiare il piatto che lo farà star male, rappresenta perfettamente la tossicità della loro relazione, che però si fonda anche su questo. Una malattia che, tra l’altro, per la prima volta, sarà il punto di svolta della loro storia d’amore.
Se la storia funziona così bene, grazie a una sceneggiatura importante e sontuosa, che approfondisce la psicologia dei personaggi attraverso i dialoghi, è anche merito della musica, che si impossessa lentamente della scena. Questo crea l’esatto contrario di ciò che Kubrick cercava sempre di fare: tenere lo spettatore fuori dalla storia. Questo film punta invece all’opposto: trascinare lo spettatore dentro la loro vicenda. E la musica lo sa. La musica anticipa sempre tutto. Cambia il sottofondo come se nulla fosse, portando già lo spettatore altrove mentre loro ci arrivano lentamente. Forse è proprio grazie a questa sovranità che la musica riesce a essere così perfetta, così essenziale, all’interno del film.
Un enorme complimento va anche ai due protagonisti, Daniel Day-Lewis (che qui regala anche la sua ultima interpretazione) e Vicky Krieps (perfetta nel ruolo di Alma). Ottime anche le interpretazioni dei personaggi che gravitano intorno a loro.
Il sonoro è altrettanto curato, servendo da vero e proprio “innesco” del conflitto. Il semplice suono del burro spalmato sul pane tostato genera tensione. Una scelta geniale.
Se vogliamo aggiungere altro, per valorizzare ulteriormente il film dal punto di vista tecnico, bisogna sottolineare la splendida fotografia e l’attenzione a ogni minimo dettaglio (un aspetto che va ancor più esaltato considerando che Anderson ha diretto il film senza un direttore della fotografia). Meraviglioso anche il modo in cui mescola i generi, creando infine una dark comedy intrecciata a un thriller scaturito dall’amore tra i due protagonisti, che sembra sempre muoversi sul filo del rasoio. Letteralmente un odi et amo.
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