Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film
Altro esercizio di bravura di Kaurismaki, anche se meno coinvolgente di "Miracolo a Le Havre" e decisamente meno paradossale del gioiellino "L'uomo senza passato"
Viene da pensare, ogni volta che ci si accosta ad un film di Kaurismaki, se anche i "veri" finlandesi abbiano la stessa motilità espressiva di un monolite come quelli che popolano i suoi film. Ma, a parte questa considerazione da curiosità antropologica, ritorna ne "L'altro volto della speranza" (anche se un pò meno coinvolgente) il plot di "Miracolo a Le Havre", questo sguardo del tutto particolare (e per molti versi surreale) al tema dell'immigrazione, qui declinata con il desiderio di Khaled, profugo siriano, di trovare un approdo definitivo alla sua diaspora passando da un confine all'altro. E se daun lato troverà sulla sua strada ostacoli burocratici e le aggressioni degli skinhead locali, dall'altro conoscerà anche persone disposte ad aiutarlo, come il proprietario del ristorante dove si rifugia per scappare alla prevista espulsione. Non siamo a quei paradossi stranianti e fulminanti del gioiellino "L'uomo senza passato", ma questa opera del 2017 è l'ennesima, valida dimostrazione di bravura di un regista che sa fondere storie e paradossi come pochi altri, con uno stile che lo rende subito riconoscibile.
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