Regia di Glauco Pellegrini vedi scheda film
Salvatore, detto Pagnottella, è un bambino cresciuto nell'orfanotrofio di Caltanissetta. Quando il piccolo scopre che sua madre è viva e si trova a Venezia, scappa e intraprende un viaggio in solitaria lungo l'intero stivale, facendo ogni tipo d'incontri.
Se l'idea di partenza può sembrare poca cosa – un bambino scappa dall'orfanotrofio in Sicilia e risale l'Italia fino a Venezia per trovare sua madre – è però la maniera in cui Glauco Pellegrini sviluppa tale idea a fare la differenza in questa pellicola; regista, soggettista e sceneggiatore (insieme a Ugo Pirro e Liana Ferri), Pellegrini con L'uomo dai calzoni corti giunge al suo quinto lavoro dietro la macchina da presa e dimostra di avere ormai uno stile sufficientemente solido, nonché eccellenti capacità di osservazione sociale. Perché il fulcro del film, va da sé, non sono realmente le scorribande del piccolo protagonista (Edoardo Nevola, dieci anni, già attore con Germi, Bolognini, Aldo Fabrizi: bravo, senza dubbio), bensì lo è il ritratto del Belpaese e dei suoi peculiari usi e costumi che emerge da tali scorribande, un ritratto qua e là in odore di commedia all'italiana. Sontuose le musiche di Carlo Rustichelli che sottolineano l'andatura 'a strappi' della trama, tra pause dolci e amare (non mancano i momenti marcatamente leggeri) e accelerazioni improvvise con frequenti cambi di ambientazione tra Napoli, Roma, Milano e Venezia; nel cast brillano anche i nomi e i volti di Memmo Carotenuto, Alida Valli, Peppino De Filippo, Irene Cefaro e Francisco Rabal. Finale dolceamaro, ma non eccessivo. Coproduzione italo-spagnola, un centinaio di minuti circa di durata; curiosità: l'assistente regista è Paolo Taviani, accreditato per la prima volta in tale ruolo. 6,5/10.
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