Regia di Stuart Rosenberg vedi scheda film
Jim Kane (Paul Newman) è un cowboy moderno dalla vita non troppo riuscita, che vive in Arizona, al verde e senza lavoro. Disperato, accetta un'offerta da un losco uomo d'affari di nome Bill Garrett (Strother Martin, di nuovo assieme a Newman e Rosenberg dopo l'eccezionale "Nick Mano Fredda"), che promette a Jim un sacco di soldi per acquistare una certa razza di bovini una volta in Messico, e poi portarli negli Stati Uniti. Jim ha i suoi sospetti sull'accordo, ma decide di non avere altra scelta che accettarlo. Chiede aiuto al suo amico di lunga data Leonard (Lee Marving), un altro sfortunato perdente. Insieme trovano il bestiame e lo portano negli Stati Uniti nonostante i numerosi ostacoli intercorsi lungo il loro cammino, ma al proprio ritorno Bill e i suoi compari non sono più in vista, costringendo Jim a cercarlo e a riparare l'ingiustizia.
Molti si sono lamentati nei decenni del ritmo lento del film e della sceneggiatura inconcludente, scritta da Terrence Malick e basata su un romanzo di J.P.S. Brown, con un che di svogliato, ma in un certo senso non dispiace ed in linea con certi personaggi e certo cinema di losers e "hobos", del periodo. Troppi film hollywwodisti sono costretti a precipitarsi subito nella trama, trascurando atmosfera e la caratterizzazione dei personaggi, ma qui, la fotografia di Laszlo Kovacs dà vita con la solita meraviglia alle rustiche ambientazioni da western moderno. Quando visitai tanti tanti anni a una cittadina californiana al confine con il Messico, già denotavo a posteriori ri-vedendolo, come questo come altri film americani degli anni settanta, catturassero la stessa atmosfera nella quale mi ero immerso da vicino e personalmente, compresi tutti i cani randagi che scorrazzavano in giro, i vecchi edifici fatiscenti che ne componevano il centro città,le strade piene di buche. Era quasi come se fossi tornato lì una seconda volta di fila, cose che sono rese possibili dal cinema quando esso è comunque valido, in un senso o l'altro.
Newman è brillante, in una rara interpretazione apertamente da commediante. Il suo personaggio è un po' svampito, ma in un modo amabile e divertente, che ti fa sorridere della sua inettitudine un minuto prima, e tparteggiare per lui quello dopo. Anche Marvin è ovviamente bravo e le battute tra loro, così come i loro approcci contrastanti alle cose, contribuiscono a mantenere il tutto interessante. Si diceva che i due non andassero d'accordo e Marvin lo ha persino ammesso in alcune interviste, affermando che Newman lo "sminuiva"costantemente, durante le loro scene. Quando si hanno due attori famosi dall'ego smisurato, a volte succede, ma sono stati almeno abbastanza professionali da non far trasparire la loro animosità sullo schermo. Sia Wayne Rogers che Strother Martin, i quali come detto avevano recitato con ben superiore vabbè, "Cool Hand Luke", offrono un grande supporto e, nel caso di Martin, avrebbero dovuto avere ben pi spazio sullo schermo.
La parte pi problematica riguarda il finale, che è una delusione totale. L'intenzione era quella di mostrare la vita di due uomini senza meta che non vanno da nessuna parte, il che andava bene, ma ci deve comunque essere una ricompensa alla, fine. Invece, quando Newman e Martin finalmente affrontano Rogers e Martin in una stanza d'albergo, dopo averli cercati ovunque, non succede praticamente nulla se non un televisore dell'albergo spaccato. Non otterranno mai i loro soldi, né vendetta, né altro. Anche i perdenti possono avere un casuale momento per piccola vittoria, che è ciò che si poteva ritenere qui necessario, e non assistere invece a nulla di sostanziale fa sentire lo spettatore come se fosse stato preso in giro e tutto questo, nonostante gli splendidi valori di produzione, diventa purtroppo una grande perdita di tempo, oltre che uno dei pu vistosi ed ecltanti esempi di finale-non inale, del cinema americano del rinnovamento, negli anni '70.
Questo fu per altro un altro caso noto in cui la recensione di Leonard Maltin, o di chiunque l'abbia scritta per lui, si discostava vistosamente da ciò che si vede alla fine. Elogiava l'interpretazione di Jean Peters, che interpreta l'ex moglie di Newman, come se fosse qualcosa di speciale, quando in realtà è solo un momento di scarto che dura un paio di minuti e non è poi così memorabile. Commenta pure l'auto di Marvin, che definisce più o meno "la cosa più dannata che mai avrete a vedere sotto forma di automobile", anche se, nonostante alcuni pannelli multicolori, non ho mai capito cosa vi fosse di così insolito. L'auto più pazzesca che abbia mai visto in un film è la VW Maggiolino "fioriera" semi-trasparente di ferro battuto bianco, guidata da Tony Roma/Tomas Milian in "Cane e Gatto" (1983) diBruno Corbucci, guardate entrambi i film e poi giudicate, anche se credo che la maggior parte finirebbe per essere d'accordo con me, e non con Maltin che forse deve aver visto ben pochi film con Bud Spencer, e ancora meno di Bruno Corbucci.
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