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Clockers

Regia di Spike Lee vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su Clockers

di Andreotti_Ciro
8 stelle

Circa sette anni prima de La 25ª ora (25th hour; 2002) Spike Lee dipinse questo quadro di miserie umane a base di droga spacciata a cielo aperto e in pieno giorno nel borough di Brooklyn. Se però nel film interpretato da Ed Norton venne natrata la vita di un normalissimo ragazzo bianco che mai ci aspetteremmo possa trovarsi a procurarsi di che vivere vendendo la morte. In questo caso è la comunità di colore, tanto cara al regista originario di Atlanta, al centro di una narrazione piena di stereotipi e miserie nella quale l’ignoranza e l’abbandono scolastico la fanno da padrone, assieme al denaro facile, passando per la madre che vuole tenere lontano il figlio dalla “roba”, il tutto unito a un intrigo poliziesco difficilmente districabile: l’omicidio di un pusher e una serie di indizi che portano a un colpevole ben diverso da quello più prevedibile.

 

A tessere le fila di tutto Rodney Little, l’ottimo Delroy Lindo, padrone incontrastato del ghetto che cura i propri affari dall’interno del suo negozio, e il sedicenne Strike che in fondo non vede lo spacciare come qualche cosa di particolarmente negativo, è sufficiente ingatti che si eviti di “sniffare” o “farsi” per potersi permettere tutto ciò che si desidera.

 

I poliziotti, per i quali nessuno riesce a provare molta simpatia, sono al contrario tutti bianchi, tranne Andre “The Giant”, e come spesso accade nei film di Lee, sono anche intrisi di “tanto sano” razzismo; a tale proposito vi consigliamo di rivedere la scena, comprensiva di battute di dubbio gusto, girata al cospetto del cadavere di uno spacciatore, ovviamente di colore, crivellato da numerosi colpi.

 

All’epoca dell’uscita Clockers, tratto dal romanzo omonimo di Richard Price, qui nelle vesti di co – sceneggiatore, venne ingiustamente sottovalutato dalla critica, per quanto tutti fossero unanimi nel ritenerlo di un film crudo ma decisamente veritiero riguardo la vita di strada e nel ghetto di una grande metropoli. Nel complesso venne però snobbato dando in parte ragione a Lee e cioè che questo suo ottavo lungometraggio fosse il più intriso di disperazione e che trattasse di un argomento decisamente troppo scomodo.

 


Decisamente centrato il personaggio di Strike, impersonato da un allora poco più che ventenne Mekhi Phifer, così come Harvey Keitel, decisamente in forma nel ruolo del poliziotto duro ma leale Rocco Klein. Troppo marginale invece la figura di Larry “Turturro” Mazilli. Per i più attenti Lee comparve in un piccolo cameo nelle vesti di un operaio cui Klein domanda se abbia visto qualche cosa in merito a un delitto appena compiuto, ovviamente la risposta fu “assolutamente niente”, ça va sans dire

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