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Croce e delizia

Regia di Luciano De Crescenzo vedi scheda film

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La recensione su Croce e delizia

di mm40
3 stelle

Un regista sta girando un film ispirato alla Traviata, ma tutto sembra andare storto: il protagonista è un farfallone egocentrico, i macchinisti organizzano sedute spiritiche, la costumista è convnta di essere la reincarnazione della protagonista Violetta. Il produttore comincia a pensare che ci sia sotto lo zampino della cattiva sorte.

 

La quarta e ultima regia firmata da Luciano De Crescenzo arriva a qualche anno di distanza dalle precedenti tre, licenziate tra il 1984 e il 1988, e sembra anche avere meno ispirazione, meno vivacità rispetto a esse. Non che Croce e delizia sia un film statico e privo di stimoli, anzi: la mano di De Crescenzo si vede come sempre soprattutto in scrittura (il copione è suo e del co-protagonista Riccardo Pazzaglia), ma in definitiva i dialoghi risultano molto più interessanti dell’azione – pur senza essere trascendentali – e questo è il limite principale dell’opera. Che, essenzialmente, si presenta sin da subito come un esperimento di metacinema e qua e là centra anche il bersaglio (proprio la scena dei titoli di testa, raccontati in tempo reale da De Crescenzo montatore della pellicola, è un buon esempio in tal senso); ma il racconto del set cinematografico visto dal suo interno molto presto esaurisce le sue cartucce originali e, nel complesso dei cento minuti di visione, le trovate curiose e memorabili finiscono per essere troppo poche. Tra alti e bassi, insomma, prevalendo i secondi, si può comunque segnalare un cast degno di nota che vede partecipare tra gli altri Marina Confalone, Teo Teocoli, Isabella Rossellini, Francesco Pannofino alla sua prima esperienza sul set, Angelo Bernabucci, Renato Scarpa, Massimo Wertmuller, Fanny Cadeo, Antonio Allocca, Adriana Volpe e i già citati Pazzaglia e De Crescenzo. Di ques’ultimo, peraltro, è anche il romanzo omonimo da cui il film prende spunto. 3,5/10.

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