Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
Il classico film la cui considerazione e reputazione travalica e di molto i valori effettivi, mi ricordo una di quelle paginette di strisce che Disegni dedicava su "Novella 2000 del cinema Ciak" ai film in uscita negli anni novanta, proprio a questo titolo di Abel Ferrara. Coglieva però nel segno ridicolizzandolo, in quelli che sono proprio gli aspetti più estremi e grotteschi, anche attraenti e tipici dello stile e dei marchi registico narrativi di Ferrara, ma qui lasciati veramente liberi oltre ogni tenitura, e misura. Non che gli aspetti di valore manchino, basta pensare alla buona interpretazione di Keitel, in un ruolo già per scrittura da impersonare talmente sopra le righe da richiedere però una certa dose di "fede", come sempre richiamata nel film(ad esempio, i controlli antidroga a cui sono sottoposti tutti gli agenti di polizia, come fa a passarli il drogatissimo dalla mattina alla notte successiva Harvey Keitel, che si inietta e sniffa, cala senza interruzioni praticamente ogni tipo di sostanza?), e per non farcelo essere proprio minimamente simpatico, pure il maniaco sessuale sempre tracotante della sua presunta intoccabilità in quanto tenente dell'N. Y. P.D., ma comunque in preda a raptus, in una lunga e famosa sequenza di insistita laidezza e squallore, raramente così provato per ognuno presente nel campo di ripresa.
La suora brutalmente stuprata e deflorata, pure con crocifisso per non fare mancare proprio nulla di morboso, rossa e bonazza, è la più improbabile monaca mai vista al cinema, così come le sue motivazioni forzate in cerca di santità. E questa presenza costante di un senso del sacro perduto in mezzo a tanto lerciume e disfacimento morale, abiezione, come di una fede smarrita per debolezza del protagonista, alla ricerca di una (im)possibile redenzione come sempre nel cinema di Ferrara anche quando lo sceneggiatore era il sodale Nicholas St. John, è qui rappresentata abbastanza sgangheratamente persino con delle apparizioni cristologiche e passioniste in chiesa, in una sequenza tour de force come tutte le altre, di Harvey Keitel.
Ultima apparizione cinematografica di Zoe Tamerlis/Lund qui pure sceneggiatrice, la mitica Tana/Ms. 45 di "L'Angelo della vendetta", in un ruolo a lei congeniale di tossica rifinita, lei che qualche anno dopo morirà appunto di overdose a Parigi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta