Regia di Luciano Salce vedi scheda film
A mio parere il più bel film della saga fantozziana. Sotto la regia dissacrante di Salce e dopo un successo straordinario ottenuto dal primo film, le (dis)avventure del ragioniere si esprimono in modo ancor più compatto e con una serie di episodi che sono rimasti nella memoria collettiva. In barba alla lotta di classe (che comunque aveva sfiorato il ragioniere alla fine del primo capitolo) Salce e Villaggio ritraggono la condizione più umiliante e vessata del mondo impiegatizio, che trova il suo campione proprio in Fantozzi: terrorizzato dal potere, schiacciato in un apparato lavorativo che lo ignora totalmente, salvo imporgli vessanti ritmi di lavoro, frustrato da un'orrenda famiglia da cui tenterà (in modo ancor più disastroso) di evadere, Fantozzi è il ritratto perfetto del concetto di lavoro dell'Italia figlia del boom economico. Erano gli anni delle megaditte, dove ancora oggi chi ha buona memoria può rivedere facilmente tutte le storture di un paese che non ha saputo amministrare bene la grande ricchezza che si era creata dal dopoguerra (lo stesso Villaggio narrerà più volte le sue esperienze nella grandissima Italsider di Genova, dove si riusciva persino ad andare in spiaggia durante l'orario d'ufficio). Tornando all'aspetto più prettamente cinematografico dell'opera, non si possono dimenticare alcune scene d'eccellenza: il viaggio con dil Duca Conte Semenzara (il mitico Anonino Faà di Bruno che qualche anno prima aveva già dato prove di una grande verve comica, come in Vogliamo i colonnelli di Monicelli), la sequenza del varo della nave, ma forse la più rappresentativa di tutte era e rimane la tragica serata cinematografica con la proiezione de La corazzata Kotiomkin. Di grande malinconia la vicenda con la signorina Silvani. Purtroppo, l'addio di Salce a questo soggetto e un Villaggio che ha pressochè sempre riproposto in tutte le salse le caratteristiche di questo personaggio in ogni suo film, hanno presto fatto scendere di livello una saga che si era proposta in un'ottica grottesca e priva dei clichè che stavano insidiando ampiamente tutte le produzioni cinematografiche di quegli anni (una particolarità tra tutte: non ci sono scene scollacciate).
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