Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Una coppia borghese, George e la sua giovane moglie Teresa, che vive in un isolato castello in Irlanda. Un giorno due rapinatori in fuga, feriti irrompono nella loro vita, trasformando la tranquilla dimora in una situazione surreale, dove le dinamiche di potere tra i quattro personaggi si svelano in un mix di grottesco, umorismo nero e dramma.
Il film è profondamente influenzato dal teatro dell'assurdo (Beckett, Pinter). I dialoghi sono spesso sconnessi, le azioni illogiche, e i personaggi sono intrappolati in una situazione senza via d'uscita, proprio come in Aspettando Godot. Il castello, isolato dalla marea, è una prigione fisica che amplifica l'isolamento psicologico dei personaggi. Non c'è via di fuga, né emotiva né fisica, sottolineando la prigionia esistenziale dell'uomo moderno. George, il protagonista, è impotente e inetto. Sua moglie Teresa cerca continuamente amanti, simboleggiando la sterilità e la disfunzione della loro relazione. I rapinatori, a loro volta, sono altrettanto patetici e inefficaci, rivelando la stessa alienazione sotto una patina di criminalità. Polanski smantella l'immagine della coppia borghese benestante. George e Teresa, inizialmente padroni del loro "paradiso", si rivelano deboli e patetici di fronte alla violenza e alla disperazione, che alla fine li travolge. L'arrivo dei rapinatori non è una minaccia esterna, ma catalizza il caos interno. Il film si trasforma in un "gioco" crudele e grottesco, dove i ruoli di vittima e carnefice si confondono. L'innocenza del figlio dei proprietari precedenti, che guida un'auto con un fucile, è un simbolo inquietante della potenziale violenza latente e della crudeltà infantile che può sconvolgere l'ordine. Un punto di forza secondo me è la colonna sonora enigmatica, che insirme alle immagini del castello gotico, creano un'atmosfera onirica e inquietante, amplificando il senso di disagio. Il titolo significa "vicolo cieco", che è una metafora perfetta per situazione che stanno vivendo I protagonisti.
Cul de sac è un'opera che usa il grottesco e l'umorismo nero per denunciare l'assurdità dell'esistenza, la mancanza di significato e la fragilità delle relazioni umane, anticipando temi che Polanski esplorerà in tutta la sua carriera.
Cul-de-sac (1966): Françoise Dorléac, Lionel Stander, Donald Pleasence
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