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Il braccio violento della legge

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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La recensione su Il braccio violento della legge

di nibacco
7 stelle

Mentre a Marsiglia si prepara un’operazione su larga scala per esportare un ingente quantitativo di droga verso gli Stati Uniti, a Brooklyn la polizia dà la caccia agli spacciatori senza tregua. L’eroina, gestita da un abile e astuto marsigliese, giunge intanto a New York. Due agenti della squadra narcotici, Doyle e Russo, ricevono una soffiata da un infiltrato e iniziano una serie di pedinamenti e intercettazioni che, tuttavia, non portano a risultati concreti. Sembra l’ennesimo fallimento professionale per i due, in particolare per Doyle, che non gode di una buona reputazione. Eppure, il suo istinto e la sua tenacia saranno alla fine ricompensati.

 

Il regista William Friedkin trae ispirazione da un libro d’inchiesta di Robin Moore, in cui viene documentata un’operazione reale e brillante condotta dal reparto investigativo antidroga di New York. Il film diventa un’opera personale per Friedkin, che mette a confronto due figure: il malvivente marsigliese e il poliziotto americano. Il primo è un uomo colto, elegante, generoso e affettuoso con la sua donna; il secondo è un cinico uomo di legge, dai metodi rozzi e privo di scrupoli pur di raggiungere i suoi obiettivi. La simbologia del bene e del male rappresenta uno dei punti di forza della pellicola.

 

Più che un noir, il film ha un sapore documentaristico. Le scene e i dialoghi risultano prevedibili e il ritmo è lento. L’unica sequenza davvero memorabile è l’inseguimento a tutta velocità nel traffico, tra l’auto guidata da Doyle e la metropolitana. Ottima la prova di Gene Hackman nei panni del protagonista. Notevole anche la fotografia: i colori freddi e gli sfondi cupi esaltano una New York cruda, con periferie degradate e locali notturni malfamati, scenari perfetti per spaccio e malaffare.

 

La pellicola ottiene numerosi riconoscimenti, tra cui cinque premi Oscar. Nessuno si aspettava un successo così clamoroso, nemmeno i produttori. Un film sopravvalutato? A mio avviso sì, ma la visione resta comunque consigliata.

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