Regia di Orson Welles vedi scheda film
"La signora di Shanghai" è un noir certamente affascinante che, però, essendo girato da un genio del cinema come Orson Welles, non soddisfa pienamente il cinefilo più esigente. Si tratta di un thriller barocco ed esasperato, a tratti quasi onirico, in cui l'autore ci mostra personaggi imprigionati in una spirale di malvagità e autodistruzione, destinati ad annientarsi a vicenda, per giungere alla conclusione finale che "l'importante è riuscire a invecchiare bene". Dunque, una sceneggiatura fin troppo semplicistica, soprattutto nelle considerazioni pronunciate dalla voce fuori campo del marinaio Michael O'Hara, ma una regia originale e inventiva, con sequenze divenute d'antologia come la celebre sparatoria finale nella galleria degli specchi deformanti dall'evidente significato simbolico, o l'incontro fra Welles e la Hayworth nell'acquario con le sagome dei pesci sullo sfondo ingrandite a dismisura dall'obiettivo della macchina da presa. Rita Hayworth mi sembra molto più incisiva del solito nel ruolo della vamp cattiva dai capelli biondi Elsa Bannister, il contorno di caratteristi è di ottimo livello, in particolare Everett Sloane nella parte del marito invalido della maliarda, mentre Welles interpreta con efficacia un personaggio caratterizzato però in maniera troppo ingenua e a senso unico in fase di scrittura (ed è un peccato, anche perché ne risente la credibilità dell'insieme). Anche in questo caso il regista si lamentò di tagli apportati dalla produzione, ma non sapremmo indicare se si trattò di piccoli aggiustamenti o di veri e propri stravolgimenti, come ne "L'orgoglio degli Amberson". Da notare l'omaggio reso molti anni dopo da Woody Allen in "Manhattan Murder Mystery". voto 8/10
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