Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Un film sull'anarchia, il disagio esistenziale e adolescenziale. Godard sguazza nel suo elemento primario e lo fa alla sua maniera. Non per tutti.
Il problema di questo film è che punta dichiaratamente a un target di nicchia, per certi versi sembra studiato per annoiare. L'effetto può anche essere voluto ma questo non cambia la sostanza: i dialoghi sono elaborati, intellettualoidi, la loro struttura ricorsiva a volte sfianca lo spettatore. Abbiamo provato a vederlo in famiglia, pur se è chiaro che non sia un film per famiglie, e ho difeso il buon Godard, sottolineando come pellicole come queste siano comunque spanne sopra le schifezze che passano sulle piattaforme di streaming, i k-drama di cui si imbottisce mia figlia, le commedie musicali senza musica. Per quanto lo difenda, però, questo film è ostico e va studiato più che guardato, perché il suo messaggio non è immediato e occorre destrutturarlo per coglierne ogni sfumatura. Dal mio punto di vista, pellicole così sono difficili da valutare perché sono più vicine a opere filosofiche, e persino teatrali, che al linguaggio cinematografico. Eppure c'è chi ribatterà, legittimamente, che è proprio il linguaggio cinematografico ad aver tratto i maggiori giovamenti da opere sperimentali come questa.
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