E sono 54 le candeline che deve spegnere oggi uno dei più acclamati, ma anche discussi, registi del panorama cinematografico contemporaneo: Quentin Tarantino, maestro del pulp, vero cinefilo in grado di citare qualsiasi cosa, da Agatha Christie a John Carpenter, da Bava a Bruce Lee, sempre riuscendo a creare delle opere molto personali e originali. Nato a Knoxville nel 1963, l'ex impiegato di una videoteca è stato sempre in grado, con soli 8 film, ad attuare un importante aspetto degno dei più grandi registi: dividere il pubblico. Infatti c'è chi lo considera un genio, soprattutto per le raffinatissime e magnetiche, nonché volgari sceneggiature, e per la capacità di amalgamare tanti pezzi di cinema in un'unica e sempre epica storia. Tuttavia un'altra parte degli spettatori non digerisce l'esagerazione, parola chiave delle sue pellicole, che va dal sangue che fuoriesce imperterrito e quasi sempre in modo inverosimile alle molte parolacce. Famosa è l'intervista in cui si arrabbia perché il giornalista gli chiese se la violenza nella finzione potesse avere qualche collegamento con la realtà e gli risponde nel modo più bello possibile: "E' fantasia". Che piaccia o no, a Tarantino va comunque riconosciuto il merito di aver creato un genere unico e subito riconoscibile, in grado di regalare non solo contenuti forti, ma anche emozioni e colpi di scena, tensione e intrattenimento, nonché delle lezioni della settima arte. Ora, oltre agli otto lungometraggi, di cui sotto ho stilato una (discutibile) classifica personale, ha scritto la sceneggiatura dell'horror "Dal Tramonto all'alba" di Robert Rodriguez, quella di "Una vita al massimo" di Tony Scott e quella di "Assassini nati" di Oliver Stone; inoltre ha diretto l'ultimo episodio della divertente commedia "Four Rooms".
Con questo film Tarantino ha ispirato i futuri cineasti e ha creato un intreccio che definire geniale è un eufemismo. Due gangster, una coppia di rapinatori, un boss e la sua compagna, un pugile e la sua fidanzata e un risolutore di problemi: tutti questi personaggi, impersonati da attoroni del calibro di John Travolta, Samuel L. Jackson e Bruce Willis, si incontreranno e scontreranno in un vortice di inutili ostilità. Grande colonna sonora, pezzi mitici: da "Misirlou" a "Surf Rider". Capolavoro solo per il passo biblico di Ezechiele, grazie al quale Jackson, attore feticcio del regista, fa rabbrividire.
Altro filmone: un thriller che dicono rimandi al "Cani Arrabbiati" del maestro Bava e anche qui abbiamo un intreccio perfetto, che racconta una rapina andata un pò malino e vediamo nell'inizio la banda parlare di futilità (il significato di "Like a virgin" di Madonna) e compiere l'indimenticabile camminata a rallenty accompagnata dal singolo "Little green bag", volendo farci capire che sono dei professionisti. Ma durante i titoli di testa già sentiamo le imprecazioni dovute al bagno di sangue. I sopravvissuti si riuniscono e attendono gli altri superstiti. Tensione e humour nero ai massimi livelli. Scena cult: Michael Madsen che tortura l'ostaggio.
Una vera sorpresa: da molti giudicato male, ma a mio parere anche questo è un capolavoro. Semplicemente imponente e non è catalogabile in un preciso genere: fa ridere, a volte fa paura e forse riesce anche a commuovere. Poche volte sono rimasto così coinvolto e con cosa? Semplicemente con 8 "odiosi" post-guerra di secessione che nascondono segreti e che faranno fatica a mantenerli, essendo bloccati in un emporio da una bufera di neve. Anche qui un cast nutrito ma soprattutto una fantastica e inquietante soundtrack di Morricone.
Diviso in due volumi, il revenge movie di Tarantino ha una trama già vista, una semplice vendetta di una donna, interpretata da Uma Thurman, per aver rovinato il suo matrimonio con una carneficina; scriverà una lista degli obiettivi da ammazzare. Nonostante ciò la pellicola, tra ottime scene d'azione, dialoghi ben fatti e personaggi ben caratterizzati, è diventata un cult e possiede un tono epico ed unico che la caratterizza. Infinite le citazioni: dalla melodia di "Sette note in nero" di Fulci al costume giallo, ormai diventato iconico, che indossava anche Bruce Lee.
Come giocare con la storia e cambiarla: Brad Pitt è il capo dei Bastardi, gruppo di soldati ebrei alla costante ricerca di scalpi nazisti e desideroso di concludere la guerra con un attentato a Hitler in un cinema. La vicenda creata dal regista è molto originale e i personaggi sono il punto forte: tra tutti Christoph Waltz, che interpreta il colonnello Hans Landa, regala un'interpretazione spaventosa (nel senso buono) e una delle migliori maschere del cinema di Tarantino. Incredibile il leggero confine tra dialogo ed esplosione di violenza: rimane impressa la scena iniziale, che incolla lo spettatore alla sedia.
Western moderno pseudo-remake del "Django" del 1966 con protagonista Franco Nero. Qui ad interpretare il pistolero c'è Jamie Foxx, uno schiavo che, liberato ed accompagnato da un cacciatore di taglie (il sempreverde Christoph Waltz), è alla ricerca della moglie e non esiterà a fare fuori chi lo ostacola. Il carattere epico si fa notare molto, tra sparatorie dirette alla perfezione ed energiche nerbate. Sceneggiatura sempre solida e piena di colpi di genio come la scena in cui Franco Nero chiede a Jamie Foxx: "Come ti chiami?"
Il film più sottovalutato di Tarantino, forse perché il meno personale. Infatti è tratto dal libro "Punch al Rum" di Elmore Leonard e ha comunque come privilegi un cast di talenti, da De Niro alla rilanciata Pam Grier, icona del genere blaxploitation, e un intreccio complicato ed interessante, che vede la hostess protagonista nel tentativo di ottenere un consistente tesoro, e non è l'unica...Rispetto alle oltre opere del regista lo considero anch'io minore e meno affascinante, ma va comunque visto, solo per la coppia Jackson-De Niro
Con Kurt Russell, Rosario Dawson, Zoe Bell, Sydney Tamiia Poitier, Vanessa Ferlito
Un gioiellino del genere slasher con un Kurt Russell davvero in forma e con grande carisma nei panni del killer pilota, ma niente di più. Nell'operazione Grindhouse di Tarantino e Rodriguez che omaggia il cinema bis vince di certo la pellicola di quest'ultimo. Quella di Quentin regala grandi scene on the road, soprattutto nella seconda parte, ma non mancano nella parte centrale scene inutili e talvolta noiose. Il minore del regista, ma rimane comunque un buon thriller con quell'adorabile effetto di pellicola danneggiata con un protagonista che non si dimentica.
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