Regia di Stuart Rosenberg vedi scheda film
Dopo aver interpretato “Hombre”, un capolavoro di Martin Ritt, Paul Newman si cimenta in un ruolo drammatico con un film sulla vita carceraria diretto dal regista Stuart Rosenberg.
Nick, uomo ribelle, finisce recluso in un campo di lavoro per aver danneggiato, sotto l’effetto dell’alcol, beni di proprietà pubblica.
In prigione, Nick mette subito in luce il suo carattere estroso, indomabile, ma leale, ottenendo ben presto il rispetto e l’ammirazione dei compagni. Lo stesso non si può dire dei suoi carcerieri che lo vedono come un provocatore.
Quando gli comunicano che sua madre è morta, la sua vita gli appare, a un riesame veloce, una lista di fallimenti. La nazione che ha servito come soldato lo ha sbattuto in galera, la ragazza che amava lo ha lasciato. L’unico affetto sicuro, quello materno, è perduto. Viene perciò colto da un senso di vuoto e di ribellione tale che lo spinge a scappare.
Fugge dal campo, ma lo riacciuffano e lo puniscono severamente. Ma Nick non demorde e continua a evadere finché si troverà da solo in una baracca a parlare con Dio…
Anche Rosenberg punta il dito sulle torture fisiche e verbali che spesso vengono perpetrate nelle carceri ai danni dei detenuti. La pellicola viene candidata a 4 Oscar, ne riceve uno: migliore attore non protagonista a George Kennedy.
Un bel film con un Newman fantastico che io avrei premiato
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