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Lo squartatore di New York

Regia di Lucio Fulci vedi scheda film

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La recensione su Lo squartatore di New York

di Donapinto
4 stelle

Dopo la trilogia della morte, Lucio Fulci abbandona l'horror soprannaturale e cerca di tornare a quel cinema giallo e thriller che gli ha dato notevole visibilità negli anni 70'. Un po' come fece Dario Argento con il suo TENEBRE, dopo aver diretto quella che io definisco la "trilogia barocca". Ed e' proprio al film del suo illustre collega e maestro che Fulci sembra ispirarsi, non senza coinvolgere i modelli d'oltreoceano, in questo caso il Brian De Palma di VESTITO PER UCCIDERE. Girato completamene (almeno così credo) nella grande mela, LO SQUARTATORE DI NEW YORK e' un titolo molto amato dai fans di Fulci. Per me che suo fan non lo sono mai stato, la pellicola sembra inaugurare la parabola discendente del regista romano, che verrà confermata lo stesso anno con il forse ancor peggiore MANHATTAN BABY. Thriller molto compiaciuto, con poche scene splatter ma estremamente cruenti, che vedono come vittime bellissime ragazze. Il regista porta lo spettatore nei bassifondi degradati della metropoli americana, in teatrini che mostrano pornografia dal vivo e squallide stanze d'albergo dove si consumano rapporti sado-maso. Fulci sembra interessarsi molto poco alla vicenda e alla sceneggiatura (ritengo di aver capito l'identità dell'assassino non appena e' entrato in scena), cercando, come spessissimo gli capita, di colpire basso cercando l'effetto shock, con atmosfere morbose e malsane, indugiando con insistenza sulle qualità anatomiche della provocante bellezza di Alexandra Delli Colli e lanciandosi in primissimi piani di bocche con lingue goderecce che si leccano le labbra. Interpreti neanche così male, tranne il mummificato Andrea Occhipinti, penalizzati però da alcuni dialoghi assurdi, uno fra tutti quello tra il tenente Williams, interpretato da Jack Hedley, e Cosimo Cinieri. Da ricordare per la trovata dell'assassino che parla al telefono con la voce da paperino, e l'inquietante maschera di Howard Ross. Finale crudele e alquanto discutibile, se non proprio disonesto. E il movente degli omicidi? Mah.

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