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La ronde - Il piacere e l'amore

Regia di Max Ophüls vedi scheda film

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La recensione su La ronde - Il piacere e l'amore

di port cros
9 stelle

Giostra deliziosa e leggiadra, nella Vienna tardo-asburgica, di una catena di coppie , in cui uno dei componenti entra a far parte della successiva, fino a richiudere il cerchio. Diretto con stile superlativo da Max Ophüls, con una regia all'avanguardia che è essa stessa una danza e una giostra.

 

Daniel Gélin, Danielle Darrieux

La ronde - Il piacere e l'amore (1950): Daniel Gélin, Danielle Darrieux

Ennesima incursione di Max Ophüls nell’atmosfera romantica della Vienna tardo-asburgica di fine Ottocento, La Ronde, tratto da una pièce di Arthur Schnitzler, segue, in un movimento circolare ispirato all’omonimo ballo, i personaggi in una catena di coppie amorose, in cui uno dei componenti entra a far parte della successiva. Così dalla prostituta che adesca un giovane soldato passiamo alla relazione di questi con una ragazza di servizio, che poi si mette con il padrone di casa, il quale seduce una donna sposata, il cui marito ipocrita ha a sua volta un’amante e così via, fino a tornare circolarmente alla ragazza di strada. Ad introdurre ed accompagnare tutte queste vicende è un maestro di cerimonie (Anton Wabrook) narratore e personaggio conduttore, che infrange fin da subito la quarta parete ed poi entra in varie vesti nelle storie, persino per riportarle indietro in rewind e "tagliare" le scene. Nel variegato cast del film, girato in Francia, ove il regista si era stabilito, oltre a Walbrook troviamo, tra gli altri, Simone Signoret (la prostituta), Isa Miranda, Serge Reggiani, Danielle Darrieux (con Ophüls protagonista anche di Il Piacere e I Gioielli di Madame De…).

Gérard Philipe, Simone Signoret

La ronde - Il piacere e l'amore (1950): Gérard Philipe, Simone Signoret

Il motore dell’azione è il desiderio nelle sue più diverse declinazioni, appagato o disperato, mercenario o disinteressato, matrimoniale o fedifrago, a volte dedicato ma soprattutto  incostante, sincero ma più spesso bugiardo, ed il tema della ricerca erotica è affrontato con un taglio moderno e abbastanza spregiudicato per l’epoca, anche grazie al filtro dell’ironia. Ma quello che strabilia è lo stile leggiadro con cui Ophüls conduce la messinscena, per i tempi (ma anche per oggi) all’avanguardia, trasportandoci in quella che veramente ci appare come una danza spensierata o una una giostra (che non a caso apre e chiude il film). Oltre alla struttura a cerchio del film, un senso di circolarità e scorrevolezza è trasmesso ed esaltato dall’incessante movimento della macchina da presa, sempre fluido e armonioso, sia all’interno dei segmenti sia nelle connessioni tra di essi, con il ricorso a piani sequenza e carrellate inventive. I diversi segmenti, ciascuno dedicato ad una coppia, non ci appaiono così separati ed isolati, ma piuttosto come fasi di un unico flusso, tenuti insieme, oltre che dal filo conduttore rappresentato dal narratore, anche dagli stessi movimenti di macchina: essendo tutti i set ricostruiti i studio, Ophüls riesce sovente con leggiadra maestria a passare armoniosamente in un’unica inquadratura in movimento da un‘ambientazione alla successiva.

 

 

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