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Fabiola

Regia di Alessandro Blasetti vedi scheda film

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La recensione su Fabiola

di mm40
4 stelle

Fabiola viene tuttora ricordato per due semplici motivi extra-artistici: il primo è il costo della produzione del film, il primo vero e proprio kolossal del cinema nostrano nel secondo dopoguerra; il secondo sono le fugaci intravisioni di seni che Blasetti ha l'audacia estrema di permettersi. E se il lauto budget è figlio di una forte spinta (anche e soprattutto finanziaria) vaticana, certo le scelte osè del regista ebbero non pochi problemi all'epoca con la vaticana censura (cioè italiana, ma sotto il diretto controllo della chiesa); già in questo iniziale squarcio si riesce a percepire la natura combattuta di questa smisurata (dura quasi tre ore) pellicola storica, un'opera ambiziosa se non addirittura presuntuosa nel suo ostentare di mezzi. Il Morandini parla di un costo complessivo di mezzo miliardo di lire di allora e chiosa elegantemente il tutto citando il regista 'commerciale' Mattoli, che ricorda di avere girato 8 film durante la lavorazione di questo Fabiola. Il racconto ottocentesco da cui parte la storia è firmato da Nicholas Patrick Wiseman, mentre per la sceneggiatura viene interpellato un team da Guinness dei primati, come d'altronde ai tempi era uso fare per le megaproduzioni: oltre a Blasetti, la firma in calce al copione è anche di Suso Cecchi D'Amico, Cesare Zavattini, Antonio Pietrangeli, Diego Fabbri, Jean-George Auriol, Emilio Cecchi, Corrado Pavolini, Vitaliano Brancati, Umberto Barbaro, Alberto Vecchietti, Lionello De Felice, Mario Chiari e Renato Castellani. Allo stesso modo, non mancano i nomi di richiamo nel cast artistico: da Michele Morgan a Massimo Girotti, da Michel Simon a Elisa Cegani, da Gino Cervi a Paolo Stoppa, con ruoli minori anche per Franco Interlenghi, Gabriele Ferzetti, Rina Morelli e Virgilio Riento. L'opera nel suo complesso sembra voler promettere molto più di quanto in effetti mantenga, vuoi per la durata eccessiva, vuoi per le imprecisioni storiche poi rilevate dagli studiosi, vuoi - soprattutto - per la meschina propaganda religiosa che l'intero film porta avanti a vele spiegate, senza alcun tipo di vergogna o pudore. A santificare i cristiani ci pensano già i cristiani: la settima arte ha di meglio per cui impegnarsi. 4,5/10.

Sulla trama

Un senatore romano viene ucciso dai cristiani, già perseguitati e martirizzati da tempo; la figlia Fabiola, innamorata di uno di essi, il gladiatore Rhual, si convince dell'innocenza dei cristiani e della loro superiorità.

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