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What We Have

Regia di Maxime Desmons vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su What We Have

di alan smithee
6 stelle

Attore parigino in fuga e teenager vittima di bullismo si incontrano grazie ad una lezione di francese e trovano il modo di affrontare ognuno le proprie insicurezze, senza clamori e senza che i pregiudizi del mondo esterno riescano a scalfire un'amicizia che li rende per la prima volta sicuri ognuno della propria condizione. Minimalista non banale.

ZE FESTIVAL, NICE 2016

Maurice, un attore parigino finisce in Canada per fuggire dal suo passato e rifarsi una vita. Timido, poco appariscente, occupa il suo tempo dedicandosi alla recitazione. E’ impegnato nella messa in scena di uno spettacolo, ma avendo a disposizione molto tempo, si divide tra nuotate in piscina e lezioni di francese. A tal proposito viene presto contattato dalla madre di Alain, un quindicenne timido che non ha molta voglia di imparare la lingua, né di avere vicino un nuovo tutore apparentemente poco vitale e neutro come quello che si trova di fronte.

Tuttavia il metodo di insegnamento di Maurice finisce per coinvolgere lo svogliato ragazzo, ed i due troveranno modo per instaurare un rapporto di proficua collaborazione. Tanto che l’insegnante diverrà l’unico aiuto concreto presso cui trovare conforto a seguito di tutta una serie di odiose azioni di bullismo a sfondo omofobo, di cui il ragazzo diverrà succube e vittima designata.

“Ce qu’on a”, questo il titolo originario del film, opera prima di Maxime Desmons, regista e protagonista, evita nel modo più scrupoloso ammiccamenti e pruderie, nonché luoghi comuni che rendono opaca e poco originale molta cinematografia LGBT, per concentrarsi seriamente sul disagio di due persone che ritrovano se stessi semplicemente aiutandosi reciprocamente a difendersi da una società che da una parte li deride, dall’altra li addita a mostri deviati capaci solo di trarre profitto dalle inesperienze altrui.

Al film forse manca un po’ di verve, ma l’atmosfera soffocante del piccolo centro, la freddezza dei rapporti umani che regna incontrastata e vittoriosa tra le anime del posto, è resa piuttosto bene, anche senza necessità di clamori narrativi inutili o forzati.

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