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Castello di sabbia

Regia di Fernando Coimbra vedi scheda film

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Tiaz gasolio

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La recensione su Castello di sabbia

di Tiaz gasolio
5 stelle

Castello di sabbia - La Recessione.
I war-moives non sono un genere particolarmente amato dal grande schermo. A meno che non ci siano grandi nomi coinvolti, è molto difficile vedere certe pellicole sbarcare al cinema per più di settantadue ore e proiettati in giorni che non siano dimenticati dal Signore. Netflix e altre piattaforme online, però, mettono a disposizione degli appassionati del genere come noi titoli dedicati ai teatri di guerra più recenti che tanto per cambiare non sono di serie B, girati con budget rosicati e con il cugino del regista come protagonista. Così, è con un misto di curiosità e speranza che lo staff della Recessione si è approcciato a Castello di sabbia. Il film parte con Nicholas Hoult (faccia che avrete già visto in Mad Max: Fury Road nei panni del traditore Nux, o che avrete notato molto meno in X-Men First Class/Apocalypse nei panni di Beast, sempre celato dalla computer graphica), un attore in ascesa che nei prossimi anni potrebbe regalarci delle sorprese. Il suo personaggio è il tipico soldato discretamente svogliato, andato in guerra perché il suo paese non offre molte opportunità ai signor nessuno di periferia, un personaggio che negli atteggiamenti ricorda un po' il Joker di Full Metal Jacket, quindi critico verso le scelte del governo nella guerra in Iraq e con una generale intenzione di tenersi fuori dai casini. Insieme a lui i classici compagni da film di guerra: il texano esaltato, il nero del ghetto, e la new-entry nella squadra dei cliches, il soldato ispanico... D'altrone sono anni che quei poveri cristi cercano di sbarcare negli USA dal Sud America e si guadagnano la cittadinanza facendosi sparare nel culo in Medio Oriente, e oggi anche questo stereotipo è stato inserito tra i combattenti papabili di morte. Quindi, dopo il nero che muore, l'amicone di origini italiane, il saggio sergente antiproiettile che dispensa consigli e non viene mai colpito, abbiamo anche l'ispanico simpaticone sempre in cerca di gnocca, un ruolo che aggiunge una pedina tra le possibili vittime di atroci sofferenze. Ma qual è lo scopo di questi soldati sipersi nel deserto iracheno? A questo giro, gli eroi americani devono riparare un acquedotto, ma non fraintendiamoci: niente storie di eroi senza macchia e senza paura che regalano la libertà ai popoli oppressi. IL concetto principale del film è che questi americani se ne devano andare fuori dal cazzo. Niente inutili celebrazioni degli eroi portatori di libertà, scena dopo scena vediamo la sconfitta morale degli USA. Ci vengono mostrati tutti gli atteggiamenti ipocriti seguiti all'occupazione - pardon, liberazione - dell'Iraq: tentativi di accattivarsi di favori degli abitanti distribuendo soldi, l'impossibilità di comunicazione i leader locali che nascondono la loro ostilità... in pratica ci vieen mostrato lo scontro tra due culture senza lesinare critiche al sistema politico ed economico americano, vedi ad esempio la battuta del protagonista sull'educazione scolastica a pagamento. Ma non è tutto oro quello che luccica. Castello di sabbia riesce sì a mettere sul piatto tematiche interessanti, ma il problema è come vengono sviluppate all'interno della pellicola, che non convince a pieno. In molti casi il film subisce rallentamenti, sembra quasi che il fatto di non avere i vincoli della tempistica del cinema classico dovuti alla programmazione di sala permetta ai registi di allungare un po' troppo il brodo, cosa che abbiamo già riscontrato in pellicole prodotte da Netflix e simili; un eccessivo minutaggio, molte volte non finalizzato a rendere la storia più interessante, ma solo un'aggiunta di scene ausiliarie. In conclusione, Castello di sabbia è un discreto film di guerra che rende omaggio e un poco scopiazza le grandi pellicole del genere, riusciendo ad inserire delle tematiche interessanti e a creare nello spettatore un minimo di riflessione sulla politica della guerra per garantire la pace perpetrata dagli USA negli ultimi trent'anni. Un peccato che in questo caso il film risulti un poco prolisso con alcune scene che non aggiungono neinte di interessante ai fini dello svolgimento della trama.
per insulti anche non costruttivi.
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La Recessione
#larecessione

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