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Limbo

Regia di Lucio Pellegrini vedi scheda film

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La recensione su Limbo

di Maciknight
4 stelle

E’ un film più che dignitoso nella professionalità della sua realizzazione, dalla narrazione abbastanza solida, fondato su valori convenzionali, tradizionali, sentimenti popolari, un’esposizione semplice, ecc., se solo il Paese che descrive fosse credibile.

E’ un film più che dignitoso nella professionalità della sua realizzazione, dalla narrazione abbastanza solida, fondato su valori convenzionali, tradizionali, sentimenti popolarmente diffusi e condivisi, un’esposizione semplice e decorosa, dialoghi curati, ecc., salvo il fatto che sembra che il committente sia il Ministero della Difesa e la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il regista rappresenta un Paese che non esiste, descrive l’Italia meglio di come si descriverebbero gli UK o gli USA o i paesi scandinavi, non solo un paese normale, ma addirittura civile, ben organizzato, dove le istituzioni funzionano con efficienza e sono addirittura sensibili e garbate, si prendono cura dei loro militari con il massimo riguardo, sia dal punto di vista sanitario, che sociale, umano, psicologico e persino economico. Mi riferisco alla protagonista, ben interpretata dalla polacca Kasia Smutniak un maresciallo dell’esercito in missione di “pace” in Afganistan, che in seguito ad un attentato kamikaze ha subito ferite invalidanti ed inevitabile stress post traumatico. A seguirne l’iter istituzionale della protagonista non par vero che si stiano riferendo all’Italia, sembra un film di propaganda occulta. Ma ci stiamo riferendo allo stesso paese dove per molti anni non si volevano riconoscere le migliaia di soldati ammalatisi di varie forme di tumore per l’esposizione all’uranio impoverito nei Balcani? Soldati che erano stati mandati in zone pericolose senza alcuna protezione e precauzione? E poi gli si è negato il riconoscimento di malattia per cause di servizio ed hanno dovuto fare ricorso e denunce mediatiche per ricevere un minimo di attenzione? Così come ho dei seri dubbi che il regista si sia ben documentato nel descrivere il secondo protagonista del film (per la tv, e lo si capisce, perché il pubblico televisivo e più di bocca buona, tendenzialmente propenso a bersi di tutto …), che si rivelerà essere un testimone di un crimine di mafia finito nel programma di protezione dei testimoni, che manco negli USA li tratterrebbero con tanti privilegi, ospitato in albergo vita natural durante, si suppone con la corresponsione di un reddito, in quanto nullafacente (avendo dovuto rinunciare alla sua professione di medico, perché lo renderebbe troppo vulnerabile), con ben due agenti che lo seguono e lo spostano in continuazione per evitare il pericolo di sovraesposizione. Forse nelle veline degli uffici stampa, ma nella realtà dubito che quanto descritto in questo film sia prassi ordinaria, è più probabile che i testimoni dopo aver testimoniato siano poi abbandonati al loro destino, come accaduto varie volte nel nostro paese. Il regista descrive con bravura un paese che non esiste (se non per la propaganda mediatica), lo rende attraente allo spettatore, come uno spot pubblicitario, non so fino a che punto involontariamente. Se lo facessero circolare all’Estero potrebbe attrarre degli investitori, pensando che l’Italia sia cambiata in meglio (sempre che se la bevano come gli spettatori televisivi italici). Mi ha lasciato l’amaro in bocca, perché il film come narrazione e “mestiere” sarebbe degno di considerazione, ma almeno dal mio modesto punto di vista non ha alcuna credibilità, non descrive la realtà ordinaria del nostro paese, almeno a livello istituzionale, e credo che coloro che hanno vissuto veramente sulla propria pelle vicende simili a quelle descritte si siano leggermente incazzati vedendolo.

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